L’Ue ha detto stop: gli allevamenti in gabbia sono destinati a diventare, nel giro di sei anni, un lontano ricordo. Dopo il parere del Parlamento europeo, pervenuto lo scorso 10 giugno, anche la Commissione europea ha finalmente sciolto le riserve, sottolineando che entro il 2023 dovrà essere predisposta una legge che non consenta più, a partire dal 2027, la presenza di gabbie di contenimento per l’allevamento degli animali in tutto il Vecchio Continente. Si tratta, di fatto, della vittoria schiacciante di tutte le persone (1.397.113) che hanno sottoscritto in questi anni l’iniziativa popolare “End the Cage Age”, supportata da 170 Ong europee, di cui ventuno del nostro Paese (Amici della terra Italia, Animal Aid, Animal Equality, Animal Law Italia, Animalisti Italiani, CIWF Italia Onlus, Confconsumatori, ENPA, HSI/Europe-Italia, Il Fatto Alimentare, Jane Goodall Institute Italia, LAC- Lega per l’abolizione della caccia, LAV, Legambiente, Lega Nazionale per la Difesa del Cane, LEIDAA, OIPA, Partito Animalista, Terra Nuova, Terra! Onlus, Lumen).



Più dettagliatamente, la Commissione europea ha comunicato la propria volontà di eliminare gradualmente e vietare definitivamente l’uso delle gabbie per tutte le specie e categorie di animali menzionate nell’iniziativa. Tradotto: galline, scrofe, vitelli, anatre, oche, conigli e non solo, che potranno finalmente vivere un’esistenza dignitosa prima che per loro giunga il tempo del macello.



STOP AGLI ALLEVAMENTI IN GABBIA: L’UE QUESTA VOLTA HA DECISO PER DAVVERO

Gli allevamenti in gabbia hanno pertanto gli anni contati nei Paesi dell’Unione europea e, a tal proposito, Simone Montuschi, numero uno di “Essere Animali”, ha esternato tutta la propria soddisfazione ai microfoni dei colleghi di “Vanity Fair”: “Proprio come abbiamo documentato nelle nostre numerose indagini, quella in gabbia è una vita di privazioni e che rende impossibile la soddisfazione delle minime esigenze etologiche. Questa è un’ulteriore dimostrazione di quanto l’azione di ognuno di noi possa essere efficace per fare pressione sulle istituzioni, nazionali e non solo, e quindi contribuire a cambiare la vita di tutti gli animali”.



Roberto Bennati, direttore generale della Lega anti Vivisezione, ha manifestato uno stato d’animo del tutto analogo, sottolineando come LAV abbia creduto in questa battaglia e l’abbia sostenuta in ogni suo momento, dalla raccolta delle firme alle attività di pressione sulle istituzioni nazionali ed europee, approdando sui banchi del parlamento e coinvolgendo il Governo italiano. “Abbiamo creduto nella forza di un movimento unito intorno a un obiettivo intermedio, ma ambizioso: la fine delle gabbie per ben 300 milioni di animali”.