UE: “Stop a bustine di zucchero, flaconi in plastica e confezioni monouso”

L’UE ha presentato nella giornata di ieri un nuovo regolamento che mira a ridurre il packaging monouso nei prodotti commercializzati, bandendo di fatto, tra le altre cose, le bustine di zucchero, i flaconi di shampoo degli alberghi, ma anche gli imballaggi di frutta e verdura che si trovano nei supermercati. La proposta della Commissione, presentata agli stati membri dell’Unione, muove della direzione della green economy, cercando di superare una volta per tutte il modello dell’usa e getta.



Insomma, come spesso accade la rivoluzione del packaging non sarà immediata, ma l’UE ha tracciato un percorso da seguire, che dovrebbe concludersi non prima del 2040. Si parte proprio dalle bustine di zucchero e da flaconi e confezioni monouso, puntando ad un taglio del 5% pro-capite per ogni Paese UE, entro il 2030, passando al 10% entro il 2035 ed arrivando infine al 15% entro il 2040. Entro il 2040, l’80% delle bevande e dei cibi d’asporto dovrà essere servito in imballaggi riutilizzabili, introducendo anche un sistema di cauzione e rimborso (simile, insomma, al sistema del “vuoto a rendere”). Un altro tassello della rivoluzione, invece, muove nella direzione degli imballaggi dei prodotti, che entro il 2030 dovranno essere tutti riciclabili.



Le reazioni allo stop dell’UE alle bustine di zucchero

I piani dell’UE, che partiranno proprio dall’eliminazione delle bustine di zucchero, per giungere ad una maggiore sostenibilità generale dei prodotti commercializzati, punterebbero insomma nella direzione dell’economia circolare del riuso. Non è un mercato esattamente nuovo, e lo dimostrano per esempio i negozi di prodotti sfusi che si vedono sempre di più nelle grandi città, mentre secondo le previsioni dell’UE si potranno creare circa 600mila nuovi posti di lavoro entro il 2030.

Ma l’eliminazione delle bustine di zucchero, dei flaconi e delle confezioni monouso tra i paesi membri dell’UE, ha scosso alcune reazioni forse inaspettate dai vertici della Commissione. Particolarmente dura, per esempio, la reazione dell’ex numero uno di Confidustria, Antonio D’Amato, che ha definito la proposta “demagogica e populista“, che viola i principi del Green Deal e potrebbe finire per “mettere in difficoltà la tenuta” del sistema produttivo. La proposta, inoltre, secondo D’amato, desterebbe preoccupazioni “sia per l’ambiente che per la salute”. Il viceministro all’ambiente, Vannia Gava, invece, ha definito la proposta “un muro ideologico” contro il quale promette di battersi, in accordo con le parole del responsabile all’ambiente e all’energia di FdI, Nicola Procaccini che promette di opporsi al regolamento “in tutte le sedi”.