L’Ue sta studiando per la creazione di un rilevatore di armi chimiche e biologiche. È per questo motivo che ha avviato un progetto denominato Surveillance and Reconnaissance Techniques for Chemical and Biological Threats a dicembre scorso, finanziato dal Fondo europeo della difesa, che come riportato da Italia Oggi coinvolge otto partner diversi. L’intenzione è quella di avere un meccanismo pronto e utilizzabile sul campo entro i prossimi 33 mesi.



L’obiettivo è quello di arrivare ad avere a disposizione un disposizione un dispositivo che sia di piccole dimensioni – e dunque facilmente trasportabile – nonché di basso costo, che si occupi, in termini tecnici, della gascromatografia-spettroscopia di mobilità ionica. Esso dovrà rilevare e identificare in tempi veloci le sostanze chimiche volatili, poco volatili e non volatili che rappresentano degli agenti di guerra biologica. Attualmente ci sono delle tecniche in parte in grado di farlo, ma alcune tipologie di armi chimiche, soprattutto le più recenti, sfuggono alle loro potenzialità. Tra questi ci sono gli agenti nervini della classe Novichok.



Ue studia rilevatore di armi chimiche e biologiche: il progetto

L’ambizione dell’Ue, che sta progettando un rilevatore di armi chimiche e biologiche, è quello di avere un dispositivo che funzioni su qualsiasi tipologia di agente di guerra, velocemente e senza spostarsi dalla scena del crimine. “Una tecnica di questo tipo non esiste ancora. Il campione deve essere trasportato in laboratorio prima di poter essere analizzato. Poi ci vogliono ore, se non giorni, per capire cosa sta succedendo. Il nostro obiettivo è completare tutto sul campo e mantenere l’attrezzatura necessaria il più piccola possibile”, ha anticipato Olli-Pekka Smolander, docente presso l’Università tecnologica di Tallinn, all’emittente Err.



La strada dunque è lunga. “Quasi certamente non avremo un prodotto o una tecnologia pronta per l’uso entro tre anni. Non è l’obiettivo di questa fase, ma stiamo procedendo alla progettazione del prototipo. Nel corso del prossimo anno, ad esempio, stabiliremo le condizioni in cui potrebbero essere rilevati composti di armi chimiche e biologiche, nonché i protocolli per la raccolta di campioni e la messa a disposizione dei dati. Genereremo anche i dati per verificare l’affidabilità della tecnologia in fase di sviluppo”, ha concluso.