L’Ue ha deciso che traccerà meglio l’importazione in Europa di beni prodotti nelle colonie israeliane situate nei territori palestinesi occupati e sulle alture del Golan, territorio siriano. La Commissione competente in materia di commercio internazionale, come riportato da Le Monde, ha annunciato che gli importatori delle merci in questione dovranno apporre nelle dichiarazioni doganali il codice “Y864”. Il provvedimento servirà ad avere delle statistiche sul commercio in questione.



Nel 2022, l’Europa ha importato 17,5 miliardi di euro di prodotti israeliani, potenzialmente dai 175 ai 350 milioni di euro dagli insediamenti. “Queste somme possono sembrare modeste. Ma quando li confrontiamo con quelli delle importazioni di prodotti palestinesi, si nota che è molto di più. Negli ultimi cinque anni hanno rappresentato circa 23 milioni di euro all’anno”, ha sottolineato Martin Konecny, capo dell’ONG europea Progetto Unione Medio Oriente. Ma non solo. Da tempo infatti emerge la necessità di monitorare questi affari. “Ciò ripristinerà la trasparenza, ma rimane una questione cruciale: il controllo. Chi se ne occuperà?”, si è domandata l’europarlamentare belga Saskia Bricmont.



Ue traccerà prodotti di colonie israeliane: il provvedimento

La decisione dell’Ue di tracciare i prodotti delle colonie israeliane, ad ogni modo, ha anche una valenza politica. Bruxelles non ha infatti mai riconosciuto la sovranità di Israele sui territori occupati, ma dal 2004 sono stati istituiti degli accordi commerciali per le importazioni che presentavano diversi punti di difficoltà, come proprio l’impossibilità di creare delle statistiche.

La Commissione ha precisato che “questa misura non riflette alcun cambiamento nella politica, bensì è stata adottata per aiutare a facilitare i compiti dei dichiaranti nel quadro dell’attuazione degli accordi UE-Israele e dell’accordo tecnico del 2004 sulle norme di origine”. È stata riconosciuta però la necessità di monitorare gli affari, distinguendo le provenienze dei prodotti. “Recentemente c’è stata una maggiore consapevolezza e un maggiore controllo dell’effettiva attuazione della politica commerciale esistente per quanto riguarda gli insediamenti”, ha affermato ancora.