La scelta del presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, e della Bce, Christine Lagarde, non è chiara. Queste rimarchevoli signore saranno garanti di un accordo intergovernativo – il cui lato (geo)economico è di interesse vitale per l’Italia – o sono emerse come nomine d’emergenza perché l’accordo strategico stesso non è stato raggiunto? La seconda ipotesi appare più probabile. Ma se non c’è una strategia di convergenza europea, tuttavia si intravedono strategie nazionali. Una volta deciso che la Commissione andava alla Germania, e la Bce alla Francia, non è stato facile trovare un esponente tedesco che avesse i requisiti per occupare per la prima volta nella storia europea questa posizione, in particolare quello di non mostrare una germanicità aggressiva.



Probabilmente ciò ha determinato la scelta di una donna. Ma von der Leyen è in pessimi rapporti con Angela Merkel. Per esempio, mentre Merkel aveva ceduto alla proposta francese di una difesa europea post Nato, von der Leyen, in qualità di ministro della Difesa, l’aveva respinta e non è stato un gioco delle parti. Anche in base ad altri fatti si può rilevare che von der Leyen è atlantista mentre Merkel è neutralista.



C’è stata una spinta statunitense per tale nomina oppure l’apparato industriale tedesco, terrorizzato dalla minaccia di dazi e sanzioni da parte di Washington contro l’Ue – tra pochi giorni scattano quelle contro Airbus – ha premuto per dare un segnale di convergenza euroamericana, pacificante? Non si sa, ma se fosse così all’Italia andrebbe bene perché la sua massima priorità, come per altro quella tedesca – ma non francese – è evitare problemi all’export in America.

Si può ipotizzare anche un’intenzione conciliante di Parigi nella nomina di Lagarde, nota per essere la francese con le migliori credenziali atlantiche? Non si può dire, ma bisogna considerare che Trump ha bisogno di una Bce che non abbassi troppo il cambio dell’euro per non mettere in difficoltà la crescita americana, almeno fino alle elezioni presidenziali del novembre 2020. Se così, come si potrà armonizzare questo requisito e la necessità di proseguire la politica monetaria espansiva e di acquisto dei debiti sovrani della Bce, con conseguenze eurosvalutative, per mantenere bassi i costi dei debiti stessi italiano e francese, il secondo crescente per la necessità di Macron di finanziare in deficit il consenso alla sua rielezione? Per l’Italia questa è la cosa più urgente da capire.



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