Con la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina, l’Europa sembrava essersi riavvicinata agli Stati Uniti. Ma l’armonia ritrovata potrebbe durare poco. Le prime crepe emergono a causa del piano di Joe Biden di attirare l’industria europea in Usa. L’idea del presidente americano è di tentare, con sovvenzioni elevate, le imprese, ma il rischio è che scoppi una guerra commerciale. A riportare la notizia è Spiegel, secondo cui ci sarebbero già diverse aziende pronte a cedere alla tentazione, tra cui anche alcune tedesche. Ad esempio, Northvolt, la più grande azienda produttrice di batterie d’Europa, vuole investire 4,5 miliardi di euro per diventare rivale dei colossi di Cina, Giappone e Corea del Sud. Ma potrebbe decidere di investire tutto negli Stati Uniti. E così potrebbero fare altre aziende tedesche.



A favorirlo è una legge multimiliardaria sul clima, chiamata Inflation Reduction Act (IRA), che offre sussidi ad aziende green nei settori dell’energia, dei trasporti e dell’idrogeno, per consentire agli Usa di emettere meno gas serra. Ma stabilisce che i prodotti provengano dalla produzione americana. Da qui la tentazione di molte aziende europee di spostarsi dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Invece a Bruxelles c’è preoccupazione. Infatti, il commissario Valdis Dombrovskis parla di “violazione delle regole del commercio internazionale” in un’intervista a Spiegel. “L’Europa è un alleato strategico degli Stati Uniti, pertanto ci aspettiamo di essere trattati come tali“. Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz è infastidito da questa mossa, per questo ha promosso “più libero scambio” a livello globale.



TENTAZIONE AMERICANA PER I COLOSSI EUROPEI

La Commissione Ue spera di riuscire a disinnescare la controversia, ma molti politici dell’Ue parlano apertamente di “guerra commerciale” e non nascondono il loro disappunto. L’amministrazione Biden sta, infatti, attirando in Usa intere catene di valore. Nel settore automobilistico circolano già alcune cifre: si parla di almeno 10 miliardi di dollari di fondi governativi per la costruzione ad esempio di una fabbrica di batterie. Stando a quanto riportato da Spiegel, Audi sta già pensando di aprire per la prima volta un proprio stabilimento negli Stati Uniti. La casa madre prevede di investire più di 7 miliardi di dollari nelle sue sedi statunitensi nei prossimi anni. Il piano americano prevede un discorso simile per l’idrogeno. La sensazione è che l’amministrazione Biden abbia analizzato gli errori commessi dall’Europa nello sviluppo della tecnologia. Infatti, da mesi Bruxelles sta elaborando regole minuziose per stabilire in quali circostanze l’idrogeno debba essere considerato “verde”, cioè rispettoso del clima. Negli Stati Uniti, invece, l’importo del sussidio dipende solo dalla quantità di gas serra risparmiati, con qualsiasi tecnologia. “L’Europa non è più in competizione solo con la Cina, ma in una certa misura anche con gli Stati Uniti“, dichiara Joe Kaeser, CEO di Siemens e attuale Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Siemens Energy e Daimler Truck Holding. Anche Siemens Energy sta valutando la possibilità di espandere le proprie capacità in America, visto che in Germania mancano procedure e tempi di approvazione affidabili e soprattutto dubitano che l’UE troverà in tempo una risposta efficace alla sfida americana.



NEGOZIATI UE-USA PER EVITARE GUERRA COMMERCIALE

Quando è trapelata la pericolosità dei piani Usa, i politici europei hanno assunto posizioni molto diverse. La Francia avrebbe voluto pubblicare una dichiarazione forte contro Washington in occasione della riunione dei ministri delle finanze dell’UE all’inizio del mese, ma Christian Lindner si è opposto, anche perché la dichiarazione sarebbe stata diffusa il giorno delle elezioni di midterm negli Stati Uniti, e sarebbe stata vista come un grave affronto a Washington. Il presidente francese Emmanuel Macron ha allora proposto un regolamento protezionistico o ulteriori sussidi, senza trovare sponda nella Germania e nella Commissione Ue. “Non è il momento di agitare le sciabole. Vogliamo una soluzione negoziata“, ha dichiarato Valdis Dombrovskis  a Spiegel. Nel frattempo, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha esortato Biden al vertice del G20 a Bali a disinnescare la legge. Invece il vicepresidente Dombrovskis sta sondando possibili compromessi con la rappresentante del commercio statunitense Katherine Tai, mentre il capo di gabinetto di von der Leyen, Björn Seibert, è in contatto con il principale consigliere di Biden, John Podesta. L’obiettivo della Commissione è quello di eliminare dal piano il maggior numero possibile di passaggi antieuropei. “Abbiamo istituito una task force con l’amministrazione per cercare di mitigare le conseguenze della legge. Ma esploreremo anche al Congresso se sono possibili cambiamenti. Se gli Stati Uniti si muovono, è ipotizzabile un compromesso“, ha aggiunto Dombrovskis. Una delle idee è quella di un cosiddetto club delle materie prime per garantire alle merci europee un trattamento preferenziale simile a quello riservato alle merci provenienti dagli Usa. “Il nostro obiettivo è quello di garantire alle aziende europee lo stesso accesso al mercato statunitense delle aziende messicane o canadesi“, afferma Dombrovskis. Ma se l’accordo non dovesse esserci, allora gli Stati dell’Unione europea rischiano di ritrovarsi presto a decidere se entrare in una guerra commerciale più o meno aperta con gli Stati Uniti. Uno scenario che Dombrovskis auspica che venga scongiurato: “Sono favorevole a procedere per gradi. Ora parliamo. A dicembre faremo un bilancio. Se il risultato non soddisfa le nostre aspettative prepareremo la fase successiva“.