Pochi giorni fa Termometro Politico ha posto agli italiani una domanda: “In caso di nuova pandemia tipo Covid, si vaccinerebbe?” La risposta al sondaggio (realizzato con metodo CAWI e raccogliendo 4.600 risposte tra il 30 aprile e il 3 maggio, ovvero sulla base di un campione molto performante) è stata davvero una bomba.
Solo il 52% degli italiani, infatti, si vaccinerebbe e soltanto “Se la comunità scientifica lo ritenesse ufficialmente necessario”.
In poche parole significa che un italiano su due è rimasto in qualche modo sconcertato dalla gestione della campagna vaccinale Covid-19 e non vorrebbe più vaccleyeninarsi, tanto che solo un modesto 10,4% in più lo farebbe “ma solo nel caso che ne fossi obbligato per provvedimenti del governo o per ottenere un indispensabile green pass”.
Il 22,9% (quasi un quarto del campione) dichiara di essersi vaccinato a suo tempo contro il Covid, ma che oggi non lo rifarebbe più in caso di una nuova simile pandemia, mentre il 9,2% dichiara di non essersi volontariamente mai vaccinato e che ripeterebbe comunque la sua scelta.
Se riflettiamo, questo risultato nel suo complesso sottolinea un crollo enorme della credibilità delle istituzioni sanitarie e a tutti i livelli, partendo dall’OMS per proseguire con l’Unione Europea e le scelte governative di chi allora diresse le operazioni.
Soprattutto, evidentemente, l’opinione pubblica ha percepito alcuni aspetti che nel tempo sono stati sempre minimizzati da (quasi) tutti i media, ovvero che non ci è stata detta completamente la verità sulle necessità vaccinali, sulle conseguenze nel tempo della vaccinazione e, ultimo ma non ultimo, sulla “bontà” stessa dei vaccini (vedi il gravissimo capitolo degli effetti avversi, che non possiamo affrontare in questa sede), e la necessità di ricorrere a più dosi per mantenere uno “status” di negatività al virus.
Tra l’altro solo il 4,3% (ovvero una percentuale molto bassa ed inferiore alla media dei sondaggi di questo tipo) dichiara di “non conoscere” il problema in questione, a testimonianza che la tematica è stata oggetto di un dibattito profondo in tutti gli ambienti, dai media all’interno delle famiglie e che la gran parte delle persone ritiene di essersi quindi fatta una opinione – giusta o sbagliata che sia – ben radicata nel proprio pensiero.
Credo che se si fosse posta la stessa domanda dieci anni fa la stragrande maggioranza degli intervistati avrebbe risposto che non avrebbe avuto problemi a vaccinarsi, anzi, che i vaccini erano stati utili per debellare malattie endemiche del pianeta e soprattutto durante l’infanzia.
Che cosa ha quindi fatto cambiare opinione? A parte l’irriducibile percentuale di chi non crede nei vaccini “da sempre”, l’opinione pubblica ha percepito che in argomento ci sono state probabilmente raccontate molte frottole, tanto che alla fine non si è più capito dove fosse effettivamente la verità.
Non ha certo contribuito alla chiarezza l’ambiguo atteggiamento dell’Organizzazione Mondiale delle Sanità, che per settimane prima ha “coperto” le responsabilità di Pechino in modo vergognoso (eppure il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus è ancora oggi felicemente in carica!), poi ha minimizzato e infine ha lanciato la “corsa” a vaccinarsi.
Una corsa che in molte parti del mondo si è presto trasformata (come in Europa) in una competizione speculativa economica e politica, come dimostra il boicottaggio ai vaccini russi usati invece in mezzo mondo. Tutto ciò a indubbio vantaggio di alcune aziende multinazionali del farmaco (soprattutto americane) che hanno venduto vaccini a prezzi molto diversi (ma di simile risultato) da suscitare allarme prima ancora che polemiche.
A livello europeo poi, nonostante tutti gli evidenti tentativi di nascondere o minimizzare la vicenda, sono progressivamente cresciuti un’infinità di dubbi sulla gestione della pandemia, chiamando in causa in prima persona per la sua poca trasparenza la stessa presidente della Commissione Esteri Ursula von der Leyen.
Ad oggi – ed è incredibile! – la presidente non ha ancora chiarito perché abbia agito segretamente e in proprio, a che prezzo abbia comprato centinaia di milioni di dosi, perché sia stata scelta la Pfizer e con quali trattative, cosa si farà adesso delle centinaia di milioni di dosi pagate ed inutilizzate. L’evidenza testimonia come l’Europa abbia voluto coprire questa vicenda con una omertà che ha contagiato tutti, ma di cui i cittadini hanno avuto una chiara impressione e che quindi restano scettici e all’erta.
Velo pietoso poi sul piano interno, con le troppe e costose scelte assurde (dai banchi a rotelle nelle scuole, all’importazione delle mascherine cinesi) sulle quali le polveri del tempo e della prescrizione si depositano veloci, così come sulle responsabilità politiche del commissario Arcuri, con relativi sponsor.
Le notizie di questi ultimi giorni del ritiro ufficiale del vaccino AstraZeneca dal mercato (giustificandolo con la motivazione che “non serve più”) ha ingigantito i sospetti sugli effetti collaterali delle vaccinazioni che risultano minimi secondo le statistiche ufficiali, ma che l’opinione pubblica dubita essere molto più numerosi. Nessuno ha idea di queste conseguenze, dati sui quali è evidente come non ci sia stato (o non si voglia dare) un minimo di chiarezza.
Per questo la gente non ha più fiducia nelle vaccinazioni e comunque – vedi i casi OMS e von der Leyen – è inaudito che non arrivino risposte.
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