Passano gli anni, ma la maledizione del Covid sembra continuare a girare sui cieli europei. Mentre il parlamento italiano ha votato nei giorni scorsi – suscitando le ire di Conte e Speranza – l’avvio di una commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia, anche a seguito delle indagini della Procura di Bergamo, si riapre la questione vaccini.



È in gioco non solo la polemica sull’opportunità delle vaccinazioni di richiamo, ma sui costi dei vaccini e soprattutto sugli enormi sprechi che sembra siano connessi – ancora una volta – alle decisioni europee legate al loro acquisto, sempre coperte da un estremo riserbo che rasenta l’omertà. In poche parole, centinaia di milioni di dosi devono essere distrutte perché in scadenza, dosi inutilizzate ma che erano costate somme imponenti e di cui si è continuato l’acquisto anche quando era evidente che non sarebbero mai servite, anche perché non in grado di combattere i nuovi ceppi di virus man mano scoperti.



Alla luce dei sospetti sulle conseguenze a lungo termine delle vaccinazioni, in molti ora non vogliono più vaccinarsi temendo che il vaccino Pfitzer possa essere stato almeno concausa di molte neo-patologie. Sta di fatto che la campagna vaccinale di richiamo per le persone più a rischio sta andando molto a rilento, anche perché il Covid appare meno aggressivo ed è stato di fatto mentalmente derubricato a livello di poco più di un’influenza.

Fatto sta che quasi nessuno si vaccina più, ma intanto i magazzini – come ha documentato in tv una recente inchiesta di Report – sono straboccanti di dosi ormai in via di scadenza. L’UE aveva obbligato ad acquistare i vaccini Pfizer spendendo un colossale numero di miliardi di euro con contratti rimasti segreti per anni nonostante le pressioni, le proteste e le denunce di diversi parlamentari europei, ma adesso si pone addirittura il problema di pagare per lo smaltimento delle dosi inutilizzate visto che, per esempio, in Italia su una platea di 18 milioni di cittadini potenzialmente “fragili” solo 2,1 milioni hanno accettato di vaccinarsi per i richiami.  Risultato: 21 milioni di dosi comprate (pagate in media circa 15,5 euro l’una) ma rimaste inutilizzate, da eliminare per scadenza ma anche perché nel frattempo sono state comunque superate dalle mutazioni della malattia.



Ma anche solo conservare i vaccini costa e – sempre secondo Report – si parla di 370mila euro al mese solo per lo stoccaggio e la conservazione, ovvero più di 4 milioni di spese all’anno sostanzialmente per nulla. Lo stesso sta avvenendo in tutti i paesi dell’Unione, in una vicenda che ha tutte le caratteristiche dell’imbroglio, visto che l’UE avrebbe acquistato 4,2 miliardi di dosi ma che durano poco e sono in parte da buttare, anzi sarebbero già state eliminate.

Dal 2021, secondo la testata online Politico.eu, sarebbero già state distrutte circa 215 milioni di dosi, 0,7 per ogni cittadino europeo, anche se alcuni paesi come la Francia non hanno fornito i propri dati e quindi probabilmente le fiale da scartare sono anche di più. Visto che gli acquisti sono stati una decisione “politica” e non sono mai stati forniti i prezzi effettivi delle fiale per la presunta necessità di segretezza, il parlamento europeo e la corte dei conti europea – dopo molti dibattiti poco pubblicizzati dai media – hanno comunque iniziato le indagini per verificare la regolarità del rapporto UE-Pfizer.

Una vicenda che assume tutti i connotati del giallo, se si considera che la scelta di fondo di eliminare i concorrenti di Pfizer ha un risvolto politicamente piccante visti i passati rapporti personali del marito di Ursula von der Leyen con la multinazionale americana che dall’operazione-vaccini ha guadagnato una montagna di miliardi con contratti e prezzi, sembra, fissati via sms tra la presidente e la Pfizer, messaggi ora ufficialmente introvabili. Va ricordato come sia stata proprio la Von der Leyen ad accentrare su di sé le decisioni, imponendo la segretezza e sostenendo che pubblicizzare informazioni commerciali avrebbe potuto danneggiare l’azienda americana. Le indagini hanno fatto emergere molte zone d’ombra arrivando alle denunce pubbliche del New York Times all’Unione Europea accusata di nascondere i fatti.

Chi ha buona memoria ricorderà che la concorrenza a Pfizer fu di fatto azzerata anche per forsennate campagne di stampa che sottolineavano i potenziali effetti collaterali dei vaccini prodotti dai suoi concorrenti (come AstraZeneca), che peraltro proponevano costi infinitamente inferiori a Pfizer (con rapporti anche di 1/15). Mentre ora emergono progressivamente – non più negabili – anche effetti collaterali degli stessi vaccini Pfizer, ci mandavano anche queste forniture eccessive decise quando l’epidemia stava nettamente calando, portando alla beffa finale di milioni di dose pagate per niente e ora da buttare. Un tema che, in vista delle elezioni europee, tornerà sicuramente di attualità.

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