Sul finire del 2024 è entrata ufficialmente in vigore la nuova direttiva UE che mira a raggiungere la parità di genere all’interno delle società quotate in borsa, stabilendo dei precisi limiti percentuali per l’assunzione di donne che dovranno entrare a far parte dei Consigli di Amministrazione (o semplicemente CdA): la scadenza per recepire e tradurre in norma la direttiva era fissata per lo scorso 28 dicembre, mentre da oggi le società che hanno sede in uno dei 27 paesi UE avranno tempo fino al 30 giugno del 2026 per omologarsi ai criteri di parità di genere imposti dal nuovo esecutivo europeo.
Facendo prima di tutto un passetto indietro, è importante partire dallo stato attuale della parità di genere nelle società con sede in Europa: secondo i dati ufficiali, a livello complessivo attualmente le donne occupano circa il 34% delle posizioni di comando nel CdA societari, ma se da un lato ci sono paesi virtuosi (e che già prevedono vincoli in tal senso) che raggiungono anche quasi il 40%; dall’altro ce ne sono alcuni che si fermano appena al 17% in una generale situazione che l’esecutivo europeo ha definito “stagnante” per quanto “migliorata nella maggior parte degli Stati membri”.
Cosa dice la nuova direttiva sulla parità di genere nei CdA delle società: i vincoli e le pene per il loro mancato rispetto
A fronte di questi dati, secondo il nuovo regolamento UE nelle società quotate si dovranno raggiungere almeno il 33% di donne all’interno dei Consigli di Amministrazione se si guarda all’interezza dei membri in posizioni dirigenziali, toccando addirittura il 40% per quanto riguarda i soli amministratori ‘non esecutivi’: l’attuazione della direttiva – lo ripetiamo: entro il 30 giugno 2026 – sarà appannaggio dei singoli stati membri che potranno procedere con le leggi e i regolamenti che ritengono più efficienti per raggiungere gli obiettivi.
Complessivamente, la strada tracciata dall’esecutivo UE per raggiungere la parità di genere è quella di prevedere – innanzitutto – dei “criteri trasparenti e neutrali” nelle procedure di assunzione dei membri dei CdA che includano anche precise regole per cui – a parità di qualificazioni per due differenti candidati – si proceda all’assunzione del sesso sotto rappresentato; il tutto ovviamente corredato da sanzioni per le società che non rispettano le regole che possono andare dalle semplici multe (senza indicazioni sull’entità delle stesse), fino all’annullamento dei processi di selezioni e delle nomine.