Tra le file dei dipartimenti UE è stato dato un nuovo via libera al testo su quella chiamata progettazione ecocompatibile e che dovrebbe portare ad una maggiore durata dei prodotti commercializzati. A dare l’ennesimo ok è stato la commissione per l’ambiente del Parlamento europeo, con 68 voti a favore, 12 contrari e solamente 8 astenuti, segno che il testo riceverà un buon sostegno anche in occasione dell’assemblea plenaria del mese prossimo.
Insomma, la votazione definitiva sul testo sulla progettazione ecocompatibile dovrebbe tenersi il prossimo mese, entrando in vigore probabilmente prima della fine dell’estate. Le proposte sul tavolo sono parecchie e ruotano tutte attorno al cosiddetto “passaporto digitale per i prodotti” che dovrebbe consistere in una documento allegato (in formato digitale, probabilmente tramite un codice QR) a determinate tipologie di merci e che fornirà informazioni utili ai consumatori. Conterrà, per esempio, istruzioni per la riparazione e il riciclaggio del prodotto in questione venduto all’interno dell’UE, oltre alle informazioni sull’impatto ambientale che lo stesso prodotto ha avuto in produzione e avrà nel suo smaltimento.
La proposte UE sulla progettazione ecocompatibile
La nuova proposta dell’UE per rendere meno impattanti le merci commercializzate entrerà, inizialmente, in vigore per i prodotti metallurgici, tessili, immobiliari, pneumatici e chimici, con una particolare attenzione anche al mondo tech. Oltre al passaporto, infatti, saranno previste norme contro la distruzione degli invenduti, che soprattutto in questi specifici mercati porta allo smaltimento, non necessario, di migliaia di merci (specialmente tessili e tecnologiche).
Inoltre, altro punto focale della norma UE sulla progettazione ecocompatibile è un generale stop ai sistemi di obsolescenza programmata, diffusi soprattutto tra gli apparecchi tecnologici. Infatti, con questo termine si intendono tutta una serie di strategie produttive che mirano a rendere inefficienti i prodotti tecnologici dopo un determinato lasso di tempo, spingendo il consumatore a doverlo sostituire, generando rifiuti difficilmente smaltibili. I software, grazie alla norme UE, saranno aggiornati con maggiore costanza, mentre gli hardware dovranno essere facilmente riparati o sostituiti per un tempo ritenuto “sufficiente” per giustificarne lo smaltimento.