La Commissione Ue ha proposto l’apertura della procedura d’infrazione contro l’Italia per debito eccessivo. “La regola del debito non è stata rispettata nel 2018, nel 2019 e non lo sarà anche nel 2020”, mentre “la riforma delle pensioni e il deficit oltre il 3% sono delle aggravanti”. Ma il commissario Pierre Moscovici tiene la porta aperta e il premier Giuseppe Conte ha ribadito: “Rispetteremo il patto di stabilità. Farò di tutto per scongiurare la procedura”. E se Dombrovskis ha messo sotto accusa le due misure bandiera di M5s e Lega, cioè reddito di cittadinanza e Quota 100, che “hanno recato danni all’economia italiana”, Di Maio e Salvini hanno risposto a stretto giro: “I due provvedimenti non si toccano” e “Noi andiamo avanti senza se e senza ma”. Cosa succederà adesso? Riuscirà il governo a trovare un punto di equilibrio nel dialogo con Bruxelles tra apertura e fermezza? La procedura d’infrazione e la relativa risposta che entro un mese l’Italia dovrà fornire creeranno dei contrasti tra Conte e Salvini? Potremmo anche rischiare una crisi di governo? Lo abbiamo chiesto a Guido Gentili, editorialista del Sole 24 Ore.



La Commissione ha bocciato senza appello reddito di cittadinanza e Quota 100, che fanno danni all’economia, ma Di Maio ha subito ribadito che queste due misure “non si toccano”. Moscovici ha comunque detto che “la porta resta sempre aperta” e Conte che “farà di tutto per scongiurare la procedura d’infrazione”. Un negoziato che parte in salita?



Senza dubbio sarà un negoziato difficile, certamente in salita, perché – ed è giusto ricordarlo – siamo per la prima volta alle prese con un Paese che viene messo sotto sorveglianza speciale e con una proposta di procedura d’infrazione per aver infranto la regola del debito. È una prima assoluta, è non è il solo dato rilevante.

A che cosa si riferisce?

La posizione della Commissione Ue – molto precisa, circostanziata, soprattutto sui conti che non tornano, non solo dal lato del debito, ma anche del deficit – dà anche dei giudizi articolati e sferzanti sulla stessa politica economica adottata dal governo Conte, a partire dai due provvedimenti che sono alla base del contratto di governo tra M5s e Lega. E questo giudizio negativo si allinea a quelli già manifestati da Ocse, Fmi, Bce e – ultimo quanto inatteso – Dipartimento di Stato americano.



In che senso?

Inserendo l’Italia nella “lista nera” dei Paesi a rischio per gli Stati Uniti sotto il profilo commerciale, il Dipartimento di Stato allega anche un’analisi della situazione italiana come sistema a bassa crescita e altissimo debito. E le parole sul debito ricalcano quelle della Commissione Ue. Al di là della forma, credo che ci sarà sicuramente un negoziato, in particolare sulla manovra di correzione dei conti che, anche se tutti finora la negano, il Governo potrà mettere in campo nei prossimi mesi. Ecco perché sarà una trattativa ostica.

Si tornerà alle proposte contenute nella lettera di Tria, anticipata dall’ormai famosa “manina”: manovra bis e stretta sui cordoni della borsa per Rdc e Quota 100?

Reddito di cittadinanza e pensioni credo che siano per Di Maio e per Salvini due provvedimenti “inamovibili”: difficile immaginare una marcia indietro.

E quindi?

Si può cercare di guadagnare tempo e arrivare alla verifica di quello che sembra essere un trend tendenziale delle due misure: probabilmente impegneranno meno risorse del previsto. Non possiamo però oggi intavolare una trattativa con Bruxelles basata su un tesoretto che non esiste, perché Rdc e Quota 100 sono stati fatti in deficit. Non siamo di fronte a risparmi che possiamo mettere sul tavolo per ridurre il debito. Mi sembra un’operazione complessa.

Di Maio ha ricordato che il debito di cui siamo accusati è stato fatto dal Pd…

Non capisco l’enfasi sul fatto che i conti si riferiscano al 2018, quindi a un debito contratto e sforato prima di questo governo, e cioè dagli esecutivi precedenti, andando a ritroso, di Gentiloni, Letta e Renzi. Per correttezza, è giusto osservare che nell’analisi della Commissione il divario tra gli impegni presi e i risultati raggiunti sulla riduzione del debito sono equamente ripartiti su tutti i governi, compreso quello attuale, soprattutto per quanto riguarda il 2019 e le prospettive del 2020. Ce n’è per tutti.

Claudio Borghi ha detto: “Non faremo la guerra a Moscovici, un commissario che ha già gli scatoloni in mano”. L’Italia potrebbe pensare di prendere tempo confidando nell’arrivo di una nuova Commissione più indulgente verso i nostri conti pubblici? Non è un azzardo o quanto meno un calcolo rischioso?

Sì, è un azzardo. Non capisco da dove derivi questa convinzione su un atteggiamento più mordido o su un cambio di rotta della nuova Commissione. Il voto europeo del 26 maggio ha sì indebolito l’asse tra popolari e socialisti europei, ma i numeri parlamentari non hanno dato la prevalenza ai partiti sovranisti, che non hanno certamente il controllo delle operazioni. Non scordiamoci, poi, che i governi sovranisti – cito per tutti l’Austria – sono molto duri sul controllo dei conti pubblici e sulla riduzione del debito. Non faranno sconti e non vedo proprio un facile e scontato allentamento dei vincoli.

Nella recente conferenza stampa a Palazzo Chigi il premier Conte ha ribadito con nettezza che il ruolo di interlocutore con l’Europa spetta a lui, non tollerando invasioni di campo. Ma Salvini, subito dopo il voto del 26 maggio, ha parlato di un mandato chiaro degli elettori a lui e alla Lega per cambiare le regole Ue vecchie e superate. E ieri ha assicurato che “noi andiamo avanti senza se e senza ma”. Secondo lei, ci sarà un confronto duro anche all’interno del Governo sulla linea da tenere con Bruxelles?

L’idea di Conte, in parte confermata anche dai 5 Stelle, è quella di confrontarsi con la Commissione non muro contro muro, ma cercando di costruire e non di distruggere. Dobbiamo però tenere conto che per lui, a Roma più che a Bruxelles, ci sono dei vincoli politici molto forti, come abbiamo visto in questi ultimi giorni: su due temi delicati, decreto sblocca-cantieri e decreto “salva Roma”, è stato necessario un accordo di compromesso last minute tra M5s e Lega per cercare di evitare una contrapposizione violenta, permettendo così al Governo di andare avanti. Qualora si dovesse entrare nel merito di una discussione sulla correzione in corso d’anno della politica economica, e quindi di una manovra di rientro, tutti i nodi verrebbero inesorabilmente al pettine. Mi sembra difficile per Conte mantenersi su una posizione di trattativa fino al punto di potersi spendere un credito che deve sempre e comunque essere verificato a Roma con i due partiti della maggioranza.

Sull’atteggiamento da tenere con la Ue potremmo rischiare anche una crisi di Governo?

Se la Ue manterrà una posizione ferma, soprattutto su una possibile manovra di correzione in corso d’anno e su possibili indicazioni in vista della messa a punto della prossima Legge di bilancio, dove è già stato preso un impegno politico a non aumentare l’Iva nel 2020, misura che vale 23 miliardi, non si può tenere tutto questo insieme, magari presentando anche un’ipotesi di riforma fiscale attraverso la flat tax. I margini di manovra per Conte non sono ampi, visto che i 5 Stelle sono su una posizione più flessibile ma non hanno alcun interesse a interrompere la legislatura, mentre la Lega è oggi su posizioni più dure e, dopo aver ribaltato l’agenda del governo, pare più tentata di andare a raccogliere il consenso raggiunto alle Europee in un voto nazionale.

Salvini è convinto che “Bruxelles rispetterà la flat tax, perché è l’unico modo per ridurre il debito creato in passato con l’austerità”. Che cosa ne pensa?

Il Contratto di governo prevede la riduzione del debito attraverso la crescita del Pil. Il problema è che siamo ultimi come tasso di crescita in Europa e primi come rapporto debito/Pil. Quindi, si può rilanciare la crescita con la riduzione delle tasse, ma il punto dolente è che la crescita viene finanziata in deficit, che a sua volta alimenta il debito. Le possibilità di convincere la Ue direi che sono zero.

Un’ultima domanda. Oggi c’è la riunione della Bce: che cosa dirà Draghi in merito alla situazione dell’Italia?

Draghi è restio a dare giudizi, essendo italiano, in particolare sull’Italia. Semmai dovessero chiedergli un commento, tornerà sul tema delle riforme che servono al Paese per crescere e c’è un’analisi condivisa con la Commissione Ue e altri organismi internazionali sul fatto che un debito così ingombrante, ben sopra il 130% del Pil, come quello italiano è un elemento di vulnerabilità per il destino dell’intera Eurozona.

(Marco Biscella)

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