In queste ore di nuovo il nostro Paese è sotto tiro da parte di Bruxelles per deficit eccessivo insieme ad altri 6 Paesi, poiché già dal 2023 aveva un deficit al 7,45% del Pil avendo superato ampiamente la soglia del 3% e la manovra che il Governo dovrà fare nel 2025 e negli anni successivi sulla base del nuovo Patto di stabilità consta di almeno lo 0,6% del Pil per ben sette anni: dunque dalle concessioni balneari all’aggiornamento dei valori catastali e non solo, bisogna procedere.
La procedura d’infrazione costituisce uno strumento indispensabile per garantire il rispetto e l’effettività del diritto dell’Unione. La decisione relativa al suo avvio è una competenza esclusiva della Commissione, la quale, esercitando un potere discrezionale, può agire su denuncia di privati, sulla base di un’interrogazione parlamentare o di propria iniziativa. Così inizia l’iter di pre- contenzioso e una volta rilevata la violazione di una norma Ue, con la “lettera di messa in mora”, si concede allo Stato un termine di due mesi entro il quale presentare le proprie osservazioni.
La violazione contestata può consistere nella mancata attuazione di una norma europea oppure in una disposizione o in pratica amministrativa nazionale che risultano con essa incompatibili. Successivamente la Commissione diffida lo Stato a porvi fine entro un dato termine e quindi adire alla Corte di Giustizia europea contro lo Stato in questione (art. 258 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, par. 2).
Si passa alla fase contenziosa dell’inosservanza da parte dello Stato di uno degli obblighi dell’Unione contestando allo Stato un inadempimento ulteriore e autonomo per la mancata adozione dei provvedimenti necessari all’esecuzione della sentenza che ha accertato la violazione del diritto dell’Unione. Le sanzioni applicabili consistono in una penalità giornaliera e in una somma forfettaria e sono calcolate dalla Commissione sulla base di tre criteri specifici:la gravità dell’infrazione; la durata dell’infrazione; la necessità di garantire l’efficacia dissuasiva della sanzione, per evitare recidive. L’importo della penalità di mora giornaliera viene calcolato con criteri che comprendono anche la capacità finanziaria (Pil) e i numeri dei seggi all’Europarlamento.
Sono 65 le infrazioni a carico dell’Italia dopo le decisioni della Commissione europea del 23 maggio 2024 che ha archiviato due casi riguardanti i Trattati bilaterali di investimento della Repubblica italiana con Stati membri dell’Ue (Bulgaria, Malta e Slovenia) e l’Accordo tra Stati relativo al blocco funzionale di spazio aereo Blue Med (Cipro, Grecia, Italia e Malta). La Commissione Ue ha anche deciso l’apertura di quattro nuove procedure che riguardano la riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente, la governance europea dei dati, la tassazione a carico di veicoli per l’uso di alcune infrastrutture e la protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il lavoro.
Le 65 infrazioni a carico del nostro Paese riguardano la violazione del diritto dell’Unione (48) e il mancato recepimento di direttive (17). L’ambiente con 19 casi è il settori dove più alta è l’incidenza delle infrazioni, seguono trasporti (7), affari economici e finanziari e lavoro e politiche sociali (6).Per rendersi conto dello stato di penalità a cui siamo sottoposti si può agevolmente visitare questo sito.
Tornando alla nostra situazione e affrontando la gravità del deficit italiano il problema centrale è l’eccessivo indebitamento pubblico, che viola i criteri dell’Unione europea per mantenere la stabilità economica. Secondo le regole, il deficit di bilancio di un Paese non dovrebbe superare appunto il 3% del Pil, mentre il debito pubblico non dovrebbe superare il 60% del Pil. Questi squilibri riflettono le sfide strutturali che frenano la competitività europea ed è necessaria la redazione di piani nazionali che riducano il debito e il deficit secondo le attuali raccomandazioni. Peraltro l’analisi della sostenibilità del debito pubblico dell’Italia “indica rischi elevati” nel medio termine. Il rapporto debito pubblico/Pil, secondo lo scenario di base, “aumenta costantemente”, toccando circa il 168% nel 2034, si legge nel rapporto della Commissione europea. Dunque, mettere mano subito alle riforme strutturali e gli investimenti nell’ambito del NextGenerationEu, che se pienamente attuati, potrebbero avere effetti positivi sulla crescita del Pil nei prossimi anni. L’attuazione di riforme e investimenti inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia sono in corso, ma servono “maggiori sforzi” per “completarli nei tempi” previsti.
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