Al momento lo scenario registra un confronto asimmetrico tra Ue/Nato/G7 e Russia: la seconda usa i cannoni, i primi sanzioni economiche. Nel breve termine tale formula, dove la Nato resta in postura militare solo difensiva, fornisce un vantaggio a Mosca. Ma gli alleati stanno riportando il confronto a simmetria fornendo alla resistenza ucraina retrovia e mezzi militari capaci di interdire almeno parte del territorio all’offensiva russa. Pertanto l’esito potrebbe essere, tra qualche settimana, un “cessate il fuoco” seguito da un compromesso che porti, di fatto pur non di diritto, alla formazione, semplificando, di due Ucraine: quella russofona orientale e costiera e una occidentale.
Per inciso, l’interesse realistico dell’Ue è che ci sia un’Ucraina libera, pur amputata, dove ricollocare i rifugiati, riunificare le famiglie e dare un territorio alla comunità nazionale ucraina, nonché affiliare all’Ue stessa il suo notevole potenziale economico (capitale umano qualificato, produzioni agricole, minerali critici, ecc.). Ma tale ipotetico compromesso difficilmente potrà ripristinare relazioni economiche significative tra Ue/G7 e Russia sia per inaffidabilità della seconda, sia per la necessità di mantenere una dissuasione/compressione da parte delle democrazie. Mosca, infatti, oltre che continuare la pressione su Finlandia, Svezia e Moldavia (non membri della Nato) potrebbe compromettere l’indipendenza energetica di Italia e Ue, sul piano dei combustibili fossili, facendo pressione sull’Azerbaijan da cui parte il gasdotto Tap e destabilizzando la Libia, nonché contrastare con azioni armate, come sta facendo in Mali, l’azione Ue per costruire un partenariato con l’Africa, questa essenziale per i rifornimenti energetici, di minerali e alimentari all’Europa.
Pertanto è elevata, al momento, la probabilità che l’Ue debba affrontare un distacco totale o quasi dalle forniture russe e quindi organizzare rapidamente la loro sostituzione, gestendo con politiche straordinarie il periodo di transizione. Ciò sta avvenendo: sistema integrato europeo di gestione dell’energia e ampliamento delle fonti, a cui dovrebbe seguire rapidamente uno schema simile per minerali e, soprattutto, materiali agricoli. Da un lato, l’azione è credibile, ma dall’altro c’è un rischio prezzi e inflazione per un periodo prolungato. Pertanto la politica monetaria dovrà restare espansiva per permettere agli Stati di fare debito d’emergenza con cui finanziare compensazioni ai settori economici colpiti. I segnali che confermano tale tendenza sostengono l’ottimismo economico.