L’Ue vuole aggiornare le regole sulla risoluzione delle crisi bancarie del 2014, che hanno fissato le regole dei bail-in e introdotto il Fondo di risoluzione unico (Srb). A Bruxelles, come riportato da Avvenire, circola una bozza di un piano di riforma. La necessità di rinnovare le norme è stata evidenziata nei mesi scorsi dal fallimento della americana Silicon Valley Bank e del salvataggio della svizzera Credit Suisse. Già nel 2020, tuttavia, la Commissione aveva avviato il dibattito, che alla fine si era concluso con un nulla di fatto.
Adesso, in virtù dei recenti risvolti, la situazione potrebbe cambiare. Il provvedimento è ancora in fase di definizione e potrebbe subire delle variazioni. L’obiettivo sarebbe quello di rendere più facile il trasferimento del contante dei depositanti da istituti in crisi a quelli sani e per rendere più semplice la liquidazione di una banca problematica, senza attingere dal denaro dei contribuenti. Per i Governi, allo stesso tempo, diverrebbe più difficile versare cash in forma precauzionale alle banche messe male.
Ue vuole aggiornare regole su crisi bancarie: cosa cambia
La bozza del piano di riforma con cui l’Ue vuole aggiornare le regole sulle crisi bancarie attualmente in vigore rappresenta anche un tentativo di togliere poteri agli Stati membri, che finora hanno provveduto a risolvere le difficoltà degli istituti di credito più piccoli nell’ambito di norme nazionali, spesso utilizzando il denaro dei contribuenti (bail-out) invece delle reti di sicurezza finanziate dall’industria, come il Fondo di risoluzione unico (Srf) nell’Unione bancaria, finora rimasto inutilizzato nelle risoluzioni.
Il caso di Monte dei Paschi di Siena in Italia è emblematico, ma anche quello della Cassa di risparmio della provincia di Teramo, su cui la Commissione stessa commise degli errori di valutazione. Il dibattito potrebbe essere avviato il prossimo martedì 18 aprile nel corso di un intervento chiesto dal consiglio Ecofin ormai nel giugno scorso.