Nuovi reati penali, carcere fino a 10 anni e multe per aziende fino al 5% del fatturato annuo. Sono alcune delle proposte dell’Ue per proteggere l’ambiente, ma di fatto inasprendo il diritto penale ambientale europeo. L’obiettivo è punire più severamente i reati contro l’ambiente in tutta Europa in futuro. Quindi, si pensa a nuovi reati ambientali e l’inasprimento delle sanzioni. Inoltre, si punta a rafforzare la cooperazione tra gli Stati membri nell’ambito dell’azione penale. Nel 2008 è stata adottata una direttiva Ue sulla protezione dell’ambiente tramite il diritto penale, che si riflette anche sul Codice penale. Ma a distanza di circa venti anni, la Commissione europea ritiene che tale direttiva non abbia avuto un grande effetto dal punto di vista pratico, perché sia il numero delle condanne che le sanzioni sono troppo bassi. Inoltre, la cooperazione tra gli Stati membri non è efficace e sistematica. Le carenze emerse nel corso della valutazione della vecchia direttiva hanno portato ad una nuova proposta che prevede anche l’applicazione della direttiva sul whistleblowing alle persone che denunciano reati ambientali e l’introduzione di nuovi reati.



Die Presse parla di un «massiccio aumento del numero di reati punibili» e di «enormi adeguamenti», se non una riforma completa sotto forma di un codice penale ambientale separato. Anche perché la proposta della nuova direttiva prevede di associare alle violazioni anche interdizioni professionali e operative, la perdita della carica e simili (ad esempio, l’esclusione dalle gare d’appalto e dalle sovvenzioni). La proposta prevede un ampliamento degli atti da criminalizzare, come la produzione, la commercializzazione e l’uso di alcune sostanze chimiche, l’attuazione di progetti senza una valutazione di impatto ambientale, la commercializzazione di legname tagliato illegalmente o l’estrazione dannosa di acque superficiali o sotterranee. Saranno resi punibili anche la produzione, l’emissione o l’importazione di gas a effetto serra o di prodotti basati su di essi.



LA RIFORMA UE IN MATERIA DI DIRITTO PENALE AMBIENTALE

Gran parte dei reati saranno sanzionati non solo in caso di dolo, ma anche in caso di colpa grave. Come evidenziato da Die Presse, il prerequisito è sempre la violazione del diritto dell’Ue o degli Stati membri. Le pene massime saranno di almeno 4 o 6 anni, ma non si esclude un innalzamento a 10 anni, a seconda del reato. La Commissione europea intende imporre alle persone giuridiche multe fino al 5% del loro fatturato mondiale totale. La nuova direttiva aprirebbe nuove sfide per le autorità investigative e i tribunali. Ad esempio, aumenterebbe la necessità di effettuare accertamenti: oltre alla durata, alla gravità, all’estensione e alla reversibilità del danno ambientale, sarebbe necessario determinare anche lo stato iniziale dell’ambiente colpito.



Un cambiamento importante che richiede una dotazione di sufficienti risorse umane, finanziarie e tecnologiche, oltre che una formazione ad hoc. La proposta della Commissione suggerisce di rafforzare la posizione processuale del pubblico interessato, come le persone colpite da reati ambientali, consentendogli di partecipare ai procedimenti penali in materia ambientale, ad esempio come parte civile. La bozza è attualmente oggetto di negoziati a tre tra Commissione, Parlamento e Consiglio dell’Ue. Il processo legislativo ha già evidenziato che non c’è ancora un accordo dettagliato su tutte le questioni, come ad esempio le sanzioni massime per le persone fisiche e giuridiche.