LA UEFA ABOLISCE IL GOL IN TRASFERTA
Era il 1965 quando la Uefa introdusse la regola del gol in trasferta, il 1967 quando la rese effettiva sul campo: le cronache riportano che il Benfica fu la prima squadra di sempre a beneficiarne – successe nel primo turno di Coppa dei Campioni contro il Glentoran – ma fino al 1969 era valida per i turni precedenti i quarti di finale delle competizioni. Oggi, il gol in trasferta fa parte dell’immaginario collettivo: tanto che non ci sarebbe nemmeno bisogno di spiegare che serve per regolare la qualificazione in partite di andata e ritorno e suggella il valore doppio delle reti segnate fuori casa.
Dunque, chi segna di più sul terreno avversario è in vantaggio in caso di differenza reti pari; la regola è stata accettata sostanzialmente da tutti, con eccezioni – per esempio i playoff di Serie B e Serie C, stando in Italia – e, ça va sans dire, ha il “compito” di limitare il numero di sfide la cui risoluzione sia affidata ai tempi supplementari, il che spesso e volentieri significa rigori perché, nei 30 minuti di extra time, la paura di subire una rete sostanzialmente definitiva la fa da padrone. Bene: con un colpo di spugna, e già a partire dalla stagione 2021-2022, la Uefa ha ufficializzato quello che era nell’aria: il gol in trasferta scompare.
LA STORIA DEL GOL IN TRASFERTA
L’abolizione della regola del gol in trasferta, per una volta, fa tornare al passato: per rendere più spettacolari le partite (anche se in questo caso, soprattutto quelle secche agli Europei o ai Mondiali) i vertici del calcio si sono inventati di tutto, dal golden gol con la variante silver gol (quest’ultimo durato pochissimo) agli shootout, che non divennero mai ufficiali (per fortuna) ma rischiarono di entrare nell’uso comune. C’è stato un tempo in cui la Coppa dei Campioni si assegnava con il replay (la vinse così il Bayern Monaco, contro l’Atletico Madrid) perché non erano ancora stati inventati i calci di rigore; l’annoso tema del dover concludere una partita in modo da non renderla noiosa e “crudele” (la lotteria degli 11 metri lo è, va accettato che la si voglia tenere o meno) ha sempre fatto parte della storia del calcio, e infatti le modifiche ci sono sempre state. Tuttavia, a meno di ammettere il rischio che una partita venga ripetuta a oltranza (anche la FA Cup ha messo un limite, e ovviamente oggi con un calendario che non dà tregua sarebbe anche temporalmente impossibile), decretare un vincitore fa borbottare in qualunque maniera si provi a farlo: pure, abolire la regola del gol in trasferta appare, oltre che un salto nel passato (non necessariamente negativo: ci torneremo), un azzardo che potrebbe non pagare.
I RISCHI DEL GOL IN TRASFERTA
Appunto: il rischio dell’eliminare il gol in trasferta è quello di aumentare a dismisura i tempi supplementari e i rigori. Nell’ultima Champions League sarebbero per esempio continuate Juventus-Porto e Bayern Monaco-Psg, in Europa League Milan-Stella Rossa. Sono tre sfide certo, non così tante; ma bisogna anche considerare che le squadre in campo, sapendo di avere il “paracadute” dell’extra time, cambierebbero il loro atteggiamento in caso di risultato pari ben prima del 90’, snaturando dunque quello straordinario effetto dettato dal “calcolo” delle marcature esterne. Chi scrive è sempre stato convinto che a rendere spettacolari le competizioni Uefa e Fifa, pur sapendo che per varie e ovvie ragioni difficilmente ci si tornerà, sarebbe il tabellone tennistico di un tempo: partite dirette fin da subito (anche in andata e ritorno), chi perde torna a casa. Il vantaggio sarebbe quello di dimezzare il calendario, e di avere almeno una data disponibile per un eventuale replay; a quel punto in caso di parità si mettano i rigori, ma così sarebbe già diverso. A proposito dei penalty: perché non abolire anche quei 30 minuti supplementari e passare direttamente al dischetto? Considerazioni a caldo che magari qualcuno, nella stanza dei bottoni, deciderà effettivamente di studiare…