Sabato 15 febbraio. Una via industriale di una zona periferica. 200/300 persone in un locale di piccole-medie dimensioni, il Serraglio, in zona Ortica, Milano est. È l’ambientazione perfetta per un vero concerto rap, come ci si aspetta da Ugo Borghetti. Noto al grande pubblico per la sua collaborazione con Massimo Pericolo nel pezzo Ansia e parte del collettivo 126, sta portando in giro per l’Italia il suo ultimo disco Senza Ghiaccio, inciso con Asp126.



Borghetti, anche se non è ancora trentenne, racconta la nostalgia della Roma vissuta da adolescente, dove si perdeva nella notte dei bar e la domenica andava a fare casino allo stadio. I testi parlano di quanto gli mancano quella spensieratezza e quei legami, che oggi si sono sfaldati e gli hanno lasciato solo l’abuso di alcol, sostanze, ansia e attacchi di panico.



Nel live come in studio, il tratto distintivo di Borghetti è lo spoken word, un modo di rappare più parlato, alternato ai ritornelli in stile indie italiano di Asp126, cantati con l’autotune. Il tutto dura circa un’oretta, dove i due ripercorrono la loro breve carriera e l’ultimo disco, composto da 9 tracce. Riescono a tenere bene il palco, anche se si sente che Ugo non ha né una grande tecnica né troppa esperienza e i ritornelli indie di Asp a volte suonano un po’ stucchevoli.

Anche se i due sono sotto Bomba Dischi e il disco è distribuito da Universal Music Italia, sono tutt’altro che delle star: non ne hanno né lo stile né i numeri. “Sto girando l’Italia, ma non aumenta il mio conto in banca”, rappa Borghetti. L’ingresso costa solo 10 euro, quindi i due non faranno certo grandi incassi, come mai ne ha fatti il rap brutto sporco e cattivo che rappresentano.



La cosa un po’ spiacevole è che i due rappano non sopra la base, ma sopra l’intera canzone con tanto di parole. Per carità, la voce in diretta la sovrasta, ma non del tutto. Resta quindi parzialmente udibile la voce registrata in studio. Interpellato sul punto (a fine concerto non si fa problemi a passare in mezzo al pubblico) Borghetti risponde: “Me lo dicono sempre, ma il concerto viene meglio così”. Un tempo sarebbe stato inaccettabile, ma da quando è esplosa la trap – con le dovute eccezioni – questo quasi playback è stato sdoganato.

Grande guest della serata Franco 126, un altro membro del collettivo, lui però davvero noto al grande pubblico, soprattutto per le collaborazioni con Carl Brave. È un ospite enorme per il duo, ma sale sul palco come un vecchio amico che vuole solo divertirsi. Perlomeno le amicizie sembrano vere. Gli fa onore.