C’è un acceso dibattito nel Regno Unito sul consenso per la vaccinazione anti Covid. Il governo britannico ha, infatti, stabilito che i bambini, se ritenuti competenti, possono darli da soli, senza i genitori. Ma la legge sul consenso al trattamento medico per i minori di 16 anni è ben radicata in Uk, quindi non deve sorprendere se, ad esempio, la Corte d’Appello il 17 settembre ha ribaltato una precedente sentenza dell’Alta Corte stabilendo che il consenso dei genitori non è necessario per i bambini con meno di 16 anni che devono assumere farmaci per bloccare la pubertà. I medici nel Regno Unito sono autorizzati a valutare la capacità di comprensione del bambino riguardo il trattamento e ad acconsentire ad esso.
Questo può avvenire anche all’insaputa dei genitori, senza il loro consenso, a condizione che sia nel miglior interesse del bambino. In Gran Bretagna c’è una espressione specifica per questo: Gillick competence. È usata nel diritto medico per indicare se un bambino è in grado di acconsentire al proprio trattamento medico, senza la necessità del permesso dei genitori o che ne siano a conoscenza.
BAMBINI, CONSENSO E GILLICK COMPETENCE
L’espressione prende il nome da un caso del 1985, quando il governo britannico inviò una circolare ai medici generici in cui li autorizzava a fornire la contraccezione alle ragazze sotto i 16 anni in determinate circostanze. Una madre si oppose, spiegano che i medici non potevano avere questo potere, e intentò causa. La Camera dei Lord chiarì che i bambini con meno di 16 anni possono autorizzare per proprio conto il trattamento medico quando si ritiene che abbiano «sufficiente comprensione e intelligenza» per farlo. Se ne è fatto riferimento appunto riferimento di recente nella vicenda del cambio di sesso: i minori di 16 anni infatti possono assumere farmaci che bloccano la pubertà senza il consenso dei genitori. Ed è lo stesso presupposto alla base della questione relativa alla vaccinazione anti Covid.
I tribunali britannici da questo punto di vista riflettono quanto indicato nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del bambino che sancisce il diritto dello stesso ad avere voce in capitolo in tutte le decisioni che lo riguardano. La questione è chiaramente delicata, perché se da un lato tutto ciò evidenzia che i bambini non sono una “proprietà” dei loro genitori, dall’altra parte la responsabilità passa ai medici che con i strumenti messi loro a disposizione devono valutare se un bambino è in grado o meno di prendere una decisione così importante.