Dopo tanto entusiasmo per i risultati raggiunti con una vaccinazione di massa imponente, il Regno Unito si trova davanti a una nuova ondata di casi di contagio da Covid, dovuti alla variante definita Delta, che è comunque sempre quella indiana che imperversa da tempo. Nonostante sia stato vaccinato l’80% della popolazione almeno con la prima dose, si è registrato un nuovo rimbalzo dei contagi: 11mila in 24 ore, gli stessi livelli di febbraio.



Il premier Boris Johnson è stato costretto a spostare la data di riapertura totale del paese, anche se, come ci ha detto il dottor Mario Fittipaldi, cardiochirurgo pediatrico presso il St. Thomas Hospital di Londra, “nel regno Unito a differenza dell’Italia non c’è mai stata alcuna legge che proibisse di uscire di casa o andare a casa degli altri. Questo ha fatto sì che si diffondesse le varianti che stiamo avendo”.



Come mai la variante Delta si sta diffondendo così tanto nonostante l’alto numero di doppie vaccinazioni raggiunto nel Regno Unito?

Si è diffusa sostanzialmente perché si è riaperto tutto, c’è stato un lockdown fasullo sin dall’inizio, nel senso che c’erano regole che non venivano rispettate. Qui la legge non vietava di uscire di casa.

Però pub, centri commerciali e ristoranti sono stati tenuti chiusi.

Sì, ma la variante si trasmette anche nelle case. Non essendoci nessun controllo per le strade, la gente poteva andare tranquillamente a casa di amici o parenti. In Italia tutto questo era vietato per legge.



Infatti, si rischiavano multe di 400 euro se uscivi dopo il coprifuoco…

Qui questa norma non è mai esistita. Veniva chiesto di stare a casa ma non c’era nessuna legge che imponeva di farlo. In ospedale a Natale abbiamo avuto situazioni da Caporetto, però all’atto di riaprire tutto indistintamente non si è fatto nessun controllo sulle mascherine o sugli assembramenti.

Nello specifico, la variante Delta da cosa è determinata?

Il motivo è che non sono stati chiusi i confini, vietati gli ingressi, e neppure la circolazione, per mantenere le relazioni con l’India.

Come è stata accolta la decisione del premier Johnson di posticipare la riapertura totale?

Uguale a prima, non cambia nulla perché è già tutto aperto. La fortuna rispetto al diffondersi della variante è che essendoci un alto rate di vaccinati soprattutto tra le persone fragili, di questo bisogna darne atto alle autorità inglesi, è stato completato un alto livello di doppia vaccinazione, di immunizzazione completa delle persone fragili. Il numero delle persone infettate è sì alto, siamo sui 7mila al giorno ma il numero degli ospedalizzati è ancora basso perché i fragili sono protetti.

Quali sono le categorie maggiormente a rischio?

Giovani con una sola dose o giovani non vaccinati, tanto è vero che è stato deciso di dare il via alla vaccinazione degli over18.

La terapia intensiva non è sotto stress?

Qui al St Thomas Hospital è abbastanza sotto controllo, la fortuna come dicevo è che i fragili sono piuttosto coperti, essendo arrivata la variante Delta verso aprile quei soggetti avevano già ricevuto tutti la doppia vaccinazione.

Il nostro ministro della Salute ha deciso proprio nelle ultime ore di sottoporre chi viene dal Regno Unito alla quarantena di cinque giorni. Come viene percepita questa decisione?

C’è un grosso problema di rapporti con gli altri paesi, dovuto essenzialmente alla Brexit. Il Regno Unito non segue nessun protocollo europeo negli interscambi dei viaggi per cui fanno un po’ quello che vogliono. Non si bloccano i viaggi in uscita e in entrata, non so quanto per un problema di protezione sanitaria delle persone o piuttosto per un discorso politico ed economico.

Dopo una massiccia campagna di vaccinazione con AstraZeneca, negli ultimi giorni le autorità sanitarie inglesi hanno consigliato di farne un uso ridotto, soprattuto nella categoria 18-39 anni. Come mai?

All’inizio sotto i 40 anni Pfizer veniva somministrato solo a persone fragili e personale sanitario ad alto rischio. In seguito hanno iniziato a  ridurre l’utilizzo di AstraZeneca sulle donne giovani e i giovani in generale, riducendo anche i tempi tra prima e seconda dose, erano fino a 12 settimane all’inizio ora circa 8. Hanno ridotto AstraZeneca a favore di Pfizer e Moderna.

Come in Italia dopo alcuni casi di morti per trombosi. 

Indubbiamente AstraZeneca ha effetti collaterali diversi rispetto a Pfizer. Essendo però un vaccino prodotto qui, era più facilmente reperibile.

(Paolo Vites) 

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