TEATRI UK E LA CENSURA WOKE CONTRO IL REGISTA MCDONAGH: ECCO PERCHÈ

Nel mondo della “cancel culture” britannica di oggi succede anche che uno dei registi più brillanti della nostra epoca come Martin McDonagh – “Gli spiriti dell’isola”, “Tre manifesti a Ebbing”, “Missouri” – venga clamorosamente censurato nei teatri Uk perché all’interno delle sue opere cinematografiche e teatranti non si “china” a modificare il linguaggio originale considerato molto poco “inclusivo” dall’opinione degli intellettuali.



Lo ha svelato McDonagh stesso che negli scorsi giorni ha fatto scalpore in Gran Bretagna per la sua uscita contro la “cultura woke” e la nube di censura che si erge all’orizzonte della cultura occidentale: «non farò la fine di Roald Dahl», il geniale scrittore censurato dalle case editrici che ne hanno riscritto alcune parti di romanzi perché usava termini non inclusivi alle infinità di “minoranze” possibili. Stessa sorte sta toccando ad un altro grande regista del nostro tempo, l’ottantenne Terry Gilliam che è stato fatto fuori dalla direzione di un musical a Londra (“Into the Woods”) per le sue opinioni presunte “transfobiche”.



MCDONAGH SI RIBELLA A CULTURA WOKE: “NON FINIRÒ COME ROAL DALH!”

«I teatri si rifiutano di allestire alcune delle mie opere perché non cambierò certe parole», ha spiegato alla stampa Uk Martin McDonagh il motivo della censura e delle polemiche sorte in queste settimane attorno alle sue opere. La situazione secondo il regista irlandese è ormai divenuta «problematica» e proprio per quella cultura purtroppo dominante che fa della giusta difesa delle minoranze una bandiera “totalitaria” che arriva ad eliminare parti di realtà e cultura passata e contemporanea.

«È un clima pericoloso», denuncia ancora McDonagh, «negli ultimi due o tre anni i teatri mi hanno chiesto di cambiare le parole nel mie opere e si sono rifiutate di metterle in scena quando dico di no. E questo è pericoloso». Dopo le censure viste sui libri di Agatha Christie, Ian Fleming, Roald Dahl – dove si cambiano addirittura le parole “ciccione”, “strega” e tanto altro – si aggiungono ora anche le opere di McDonagh, uno dei più stimati e celebrati registi mondiali. «Devo assicurarmi che nel mio testamento anche la formulazione sia molto, molto specifica: non voglio fare la fine di Dahl», afferma ancora McDonagh parlando del suo testamento dove pensa di imporre l’impossibilità a cambiare una singola parola dalle proprie opere.