In Uk l’ospedale pediatrico Great Ormond Street, divenuto celebre per avere staccato la spina a Charlie Gard, ha vietato i termini di genere come “bambini e bambine” e “ragazzi e ragazze”, introducendo delle linee guida LGBT+ molto ferree per i suoi dipendenti. La violazione di queste, come riportato da La Verità, è considerato “agire in modo molesto e/o discriminatorio e potrebbe essere soggetto a procedimenti disciplinari”. In molti casi, per questo motivo, sono scattate delle multe.



I medici, secondo il documento denominato Using Pronouns at GOSH, sono tenuti a “prendersi del tempo” per comprendere qual è il modo migliore per rivolgersi ai pazienti. È per questo motivo che l’approccio consigliato è quello della presentazione: “Il mio nome è Mario Rossi e i miei pronomi sono ‘egli’ e ‘lui’. E tu?”. Anche nei confronti dei colleghi sarà necessario adottare la stessa politica. In questo modo non sarà necessario fare delle supposizioni riguardo al genere dei soggetti non ancora riconosciuti. “Chiunque discrimini un altro individuo sulla base di razza, genere, sessualità o qualsiasi altra caratteristica protetta sarà affrontato attraverso la nostra politica ufficiale”, ha assicurato un portavoce dell’ospedale.



Uk, ospedale pediatrico vieta termini come “bambine” e “ragazzi”: polemica sul Great Ormond Street

La decisione dell’ospedale pediatrico Great Ormond Street in Uk di vietare i termini di genere come “bambini e bambine” e “ragazzi e ragazze” ha creato non poche polemiche. “È profondamente preoccupante che l’ospedale per bambini più importante del Regno Unito stia spingendo il personale ad adottare credenze altamente controverse e potenzialmente dannose per il benessere a lungo termine dei pazienti”, ha affermato Lottie Moore, responsabile di Biology Matters presso il think tank Policy Exchange.



“Un ospedale dedicato all’assistenza di bambini vulnerabili non è il luogo adatto per lezioni sull’identità di genere, specialmente perché queste credenze non sono basate su evidenze. È tempo che l’Nhs metta un freno a questa follia”, ha aggiunto l’esperta. La struttura sanitaria, da parte sua, sostiene tuttavia che i suoi metodi siano perfettamente in linea con le norme nazionali ed esclude che essi possano essere dannosi per i pazienti.