Il piano di deportazione dei richiedenti asilo e dei migranti illegali in Ruanda stilato dalla Gran Bretagna durante il Governo di Boris Johnson, come riportato da Ansa, è stato giudicato “legale” dalla Corte. L’idea degli inglesi era volta a limitare il problema delle crisi migratorie. “La nostra compassione può essere infinita, ma la nostra capacità di aiutare le persone non lo è. La situazione è insostenibile per colpa dei truci trafficanti di esseri umani. È per questo motivo che incoraggiamo anche le altre nazioni ad adottare la “delocalizzazione” del trattamento dell’asilo”, aveva affermato ad aprile scorso l’allora Premier.



La proposta, in quel momento prossima alla firma, aveva creato però non poche polemiche. L’opposizione l’aveva definita “crudele, impraticabile e immorale” ed anche la comunità internazionale era rimasta perplessa di fronte alla volontà del Governo britannico di decidere con tale facilità del futuro delle persone arrivate nel suo territorio, seppure ciò fosse avvenuto in modo illecito. Adesso, però, un tribunale ha sentenziato che non c’è nulla di illegale in questa pratica.



Uk, piano deportazione migranti in Ruanda è “legale”: l’accordo tra i due Paesi

Il piano di deportazione dei migranti stipulato da Gran Bretagna Ruanda, dopo il via libera da parte delle autorità giudiziarie, potrà dunque essere messo in atto. Il Paese ospitante pare che sia stato finanziato per circa 160 milioni di dollari proprio per l’accoglienza dei clandestini. “Accogliamo con favore questa decisione e siamo pronti a offrire ai richiedenti asilo e ai migranti l’opportunità di costruirsi una nuova vita in Ruanda”, ha affermato la portavoce del Governo africano Yolande Makolo. Inoltre, ha definito questo processo come un passo “positivo” verso la soluzione della crisi migratoria globale.



Le perplessità in merito, tuttavia, restano. L’obiettivo principale dell’accordo, difatti, quello di dissuadere i migranti a partire clandestinamente, piuttosto che quello di dargli una nuova possibilità di vita. È per questo motivo che probabilmente i sindacati torneranno alla carica con lo scopo di arrivare ad un nuovo stop delle partenze forzate.