«È con grande tristezza che ho saputo della morte del mio amico ed ex partner Ulay. Era un artista e un essere umano eccezionale, ci mancherà profondamente. In questo giorno, è di conforto sapere che la sua arte e la sua eredità continueranno a vivere per sempre», così Marina Abramovic su Facebook omaggia l’ex compagno Ulay, venuto a mancare oggi all’età di 76 anni. Una scomparsa che ha toccato il mondo dell’arte, con l’artista tedesco che nel 2011 decise di raccontare la sua battaglia contro il cancro attraverso un documentario intitolato “The Project Cancer”, diretto da Damjan Kozole ed uscito nel 2013: per un anno intero ha raccontato la malattia come il suo più importante progetto di vita, nonché un’occasione per interrogarsi su temi come la natura e l’amore. Recentemente, inoltre, lo Stedelijk Museum di Amsterdam ha reso noto che nel novembre 2020 sarà inaugurata una mostra in suo onore. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



MORTO ULAY, L’INCONTRO AL MOMA CON MARINA ABRAMOVIC

È morto Ulay, al secolo, Frank Uwe Laysiepen, uno dei simboli della performance art. Lo ha annunciato la stampa slovena, precisando che il 76enne si è spento nella sua casa di Lubiana dopo una lunga malattia. Nato in Germania, Ulay inventò nei primi anni ’70 l’espressione “performance photography”: sperimentava con le polaroid e indagava su temi come identità e corpo. Legato sentimentalmente e artisticamente a Marina Abramovic dal 1976 al 1988, si scontrò con lei in tribunale per un contenzioso sulla paternità di alcune opere e sui relativi compensi. Nel 2016 un tribunale olandese condannò Marina Abramovic al pagamento di 250mila euro. Nel 2010, in occasione di una retrospettiva al MoMa di New York, si mise a sorpresa di fronte a Marina Abramovic, proprio come molti visitatori. Faccia a faccia e in silenzio. Ma entrambi si misero a piangere in una scena toccante che è documentata da un video diventato subito virale. (agg. di Silvana Palazzo)



ULAY È MORTO, ERA MALATO DA TEMPO

Si è spento, all’età di 76 anni, Frank Uwe Laysiepen, meglio noto come Ulay: l’artista tedesco lottava da tempo contro la malattia. Tra le figure chiave della Performance art degli anni settanta, il fotografo di Solingen è stato lo storico compagno di Marina Abramovic: conosciuta alla Galleria de Appel di Amsterdam nel 1976, la “nonna della performance art” e Ulay instaurano una grande intesa artistica ed una profonda, nonché travagliata, relazione sentimentale. I due hanno realizzato insieme numerose performance – Relation Works –  basate su una forma estrema di body art. Un amore enorme ma tribolato, conclusosi 12 anni più tardi con un’ultima performance, rimasta negli annali: parliamo della “The Wall Walk in China”, dove i due percorrono a piedi tutta la grande muraglia cinese partendo dai capi opposti per incontrarsi al centro e dirsi addio. Dato l’addio a Marina Abramovic, non senza alcune battaglie legali sui diritti d’autore, Ulay torna a concentrarsi su temi come l’emarginazione e il nazionalismo.



ULAY, MORTO EX COMPAGNO MARINA ABRAMOVIC

Nel 2011 gli viene diagnosticato un cancro e, oltre a una prima fase di chemioterapia, Ulay sceglie l’arte come cura principale. In quell’anno parte il progetto “Project Cancer”, un documentario diretto da Damjan Kozole: Ulay, insieme ad una troupe, decide di girare per ripercorrere i luoghi importanti della sua vita e per incontrare coloro che hanno tracciato un solco nella sua esistenza. Una carriera di altissimo livello, contraddistinta da riconoscimenti degni di nota nel mondo dell’arte: pensiamo al The San Sebastian Video Award nel 1984, al The Lucano Video Award nel 1985 o ancora al The Polaroid Video Award nel 1986. I suoi lavori, sia quelli in collaborazione con Marina Abramovic che non, sono presenti in molte collezioni delle più importanti istituzione artistiche del mondo: dal Stedelijk Museum di Amsterdam al Centre Pompidou di Parigi, passando per il Museum of Modern Art di New York e il Van Abbemuseum di Eindhoven, fino al Museum of Modern Art di San Francisco ed al ZKM di Karlsruhe.