L’ARCIVESCOVO DI PARIGI MONS. ULRICH: “NOTRE DAME È LA PARABOLA DELLA CHIESA IN FRANCIA”
«In due anni (2024, ndr) saremo in grado di ritrovare la Cattedrale di Notre Dame»: l’annuncio viene dato dall’arcivescovo di Parigi, Mons. Laurent Ulrich, nella sua prima Lettera Pastorale alla Città nel giorno dell’Immacolata Concezione. Si è insediato lo scorso 23 maggio prendendo il posto di Mons. Aupetit e ora si appresta a vedere le evoluzioni dei lavoro di restauro della Cattedrale bruciata il 15 aprile 2019 (danni, crollo della “fleche” e ferimento di tre persone): «In due anni, saremo in grado, spero, di ritrovare Notre-Dame. È una grande gioia: siamo più vicini alla riapertura che all’incendio. Grazie al lavoro dell’istituzione pubblica incaricata del restauro, i lavori procedono secondo i tempi previsti. Non stiamo rifacendo la cattedrale, che fa parte di una continuità storica. Ma rivedremo la sua silhouette. Nel 2023, il lucernario tornerà a bucare il cielo: sarà un momento importante per la popolazione di Parigi», spiega Mons. Ulrich nella lunga intervista a “La Croix” in occasione della Festa dell’Immacolata.
La Chiesa francese assieme allo Stato si sono dati il compito fondamentale di ridare lustro a Notre Dame, uno dei simboli più importanti di Parigi nel mondo: «lo facciamo rispettando l’eredità e il presente della fede cristiana e lavorando su accordi che possano essere portati avanti nei secoli a venire. Le candidature per il disegno liturgico sono state numerose. La Chiesa, insieme all’istituzione pubblica e al Ministero della Cultura, sceglierà un approccio che evochi in profondità la fede cristiana», promette l’arcivescovo parigino. Niente progetti “modernisti” e dalla complicata simbologia: l’attenzione è che Notre Dame resti un luogo per i fedeli con però anche il dovere di accogliere i visitatori da ogni parte del mondo: «I cristiani non dovrebbero rimanere chiusi nelle loro convinzioni religiose e venire a Notre Dame per se stessi. È un luogo per tutti e, allo stesso tempo, voglio che ci siano segni permanenti di un’assemblea, in particolare un certo numero di sedie. È un’immagine molto bella pensare che, in una cattedrale molto frequentata, i cristiani pregano e celebrano il mistero di Cristo». Richiamando alla necessità e imminenza di una “rinascita” della Cattedrale, Mons. Ulrich compie un interessante parallelo con l’attualità della Chiesa francese: «È una bella parabola di ciò che la Chiesa vuole essere in una società».
L’ARCIVESCOVO ULRICH CONTESTA IL GOVERNO MACRON SULL’ABORTO IN COSTITUZIONE
In effetti di problematiche e polemiche in questi ultimi mesi la Chiesa di Francia ne ha viste e subite in più d’un occasione: dal dramma della pedofilia ai temi dell’eutanasia e aborto discusse in Parlamento che pongono all’attenzione due preoccupazioni storiche della Chiesa cattolica. «I casi che si ripresentano sono sono vecchi. Abbiamo perso tempo, ma ora le cose vengono dette», spiega ancora Mons. Ulrich in merito al rapporto della CIASE sugli abusi a minori da membri del clero, «Dobbiamo passare attraverso questo: il lavoro viene fatto, non senza dolore. Le misure adottate nel 2021 sono in fase di attuazione: l’organismo di riconoscimento e riparazione, il fondo Selam, il tribunale penale canonico nazionale inaugurato lunedì… Vorrei anche menzionare i nove gruppi di lavoro, composti principalmente da laici, che presenteranno i loro rapporti a marzo. A Parigi abbiamo anche strutture che accolgono le vittime da diversi anni, un’équipe incaricata di esercitare una vigilanza continua e di formare le persone a contatto con i minori».
Davanti alle forti polemiche sollevate da diverse Conferenze Episcopali contro la decisione del Vaticano di mantenere salda la linea sui temi “etici” come l’apertura alle benedizioni per le coppie gay, l’arcivescovo di Parigi richiama le parole di Papa Francesco: «Il Papa chiede nella sua esortazione sulla famiglia Amoris laetitia di essere in grado di considerare tutte le persone dove si trovano. Forse non succede ovunque, ma succede. È una responsabilità pastorale di tutti. Quanto all’omosessualità, descritta nel 1992 come “atti intrinsecamente disordinati”, rifletteva un’epoca. A distanza di trent’anni, dobbiamo indubbiamente tornare a parlarne con maggiore rispetto. Al di là della pastorale, è il Papa che è padrone dell’evoluzione del catechismo. Non c’è alcun conflitto con Roma. Forse ci troviamo in un contesto difficile da interpretare al di fuori della Francia. Non è una novità: la laicità fa parte del nostro linguaggio, ma non sempre viene compresa in altri Paesi. Il Papa è indubbiamente un po’ incuriosito dalla Francia. Mi disse: “La Chiesa in Francia è vigorosa, inventiva e troppo preoccupata”. È un giudizio fine». Capitolo finale sulla possibilità che il Parlamento francese inserisca il diritto all’aborto in Costituzione, “pallino” del Presidente Macron in pressing da tempo sulla realizzazione della riforma costituzionale in merito: «i vescovi francesi non hanno rinunciato a questa battaglia, ma non sono solo i vescovi e i fedeli a parlare: molti francesi trovano molto doloroso che si continui a pensare all’aborto come a un atto banale. Inserire questo diritto nella Costituzione è molto spiacevole, anche dal punto di vista del diritto. Pensavo che la Costituzione organizzasse i poteri dello Stato. Devo ammettere che sono molto sorpreso da questa deriva verso la costituzionalizzazione».