Ultimo è intervenuto in qualità di ospite ai microfoni di Rtl 102.5 nel corso di “W l’Italia”, con Angelo Baiguini e Federica Gentile. Il cantante si è reso protagonista di un’intervista a tutto tondo sulla sua carriera, che iniziò quando era ancora un bambino: “Ho cominciato a studiare pianoforte a otto anni, ma già mi piaceva molto cantare. Mia mamma mi faceva ascoltare Renato Zero da piccolo, cantavo le sue canzoni. Con il pianoforte c’è un amore che non è passato mai – ha detto l’artista –. Ho studiato in conservatorio e nel frattempo scrivevo le canzoni. Ad esempio, ‘Pianeti’ è una canzone che ho scritto a vent’anni. Per me fare musica è sempre stato un modo per stare vicino alla gente e per stare vicino a me. È una passione che non ho deciso io, mi piace da sempre: meno male, perché non so fare altro”.
Prima di diventare famoso, Ultimo si esibiva nei locali: “Nel 2013 andavo a suonare a San Lorenzo nei locali e facevo delle serate dove era difficile presentare i propri pezzi, in quanto i locali tendono a farti suonare le cover perché vogliono che le persone riconoscano la canzone. Io ricordo che cantavo otto brani e alla fine chiedevo di poter fare la mia. Cantavo sempre musica italiana, da De Gregori e Venditti, Renato Zero a Cremonini”.
ULTIMO: “OGNI NO MI HA FATTO MALE”
Nel prosieguo del suo intervento a Rtl 102.5, Ultimo ha chiarito che, nella musica, “la cosa importante è quanto sei ossessionato da quello che fai e quanto tu faccia per farti conoscere. Ogni anno provavo ad entrare ad Amici, X Factor e a Sanremo. Questo martellare ha fatto sì che qualcuno mi ascoltasse”. Certo, le porte in faccia non sono mancate: “Ogni no che prendevo faceva male. Ero e sono ossessionato dalle mie canzoni. Quando ti butti in un progetto come se fosse la cosa più importante della tua vita è sempre una batosta. Si cresce con i no. Mi sono sentito molto forte e stimolato. E poi è statistica: se insisti sempre a un certo punto se credi in quello che fai è matematico che tu riesca. I no che ho preso erano giustificati, la musica è soggettiva”.
Cosa ricorda Ultimo di Sanremo? “Avevo fatto uscire ‘Pianeti’ a ottobre 2017, il mio primo album. Dopo due mesi vinco il ‘Sarà Sanremo’, dove si decideva chi sarebbe andato a Sanremo Giovani. Nel giro di quattro mesi mi sono ritrovato a far uscire trentacinque canzoni. ‘Il ballo delle incertezze’ doveva stare in ‘Pianeti’, ma l’abbiamo tenuta fuori per presentarla a Sanremo Giovani. Quando si ottengono risultati così rapidamente è difficile, la cosa più complicata ancora è rimanere. Tutto cambia ogni pochi mesi, è un’impresa”.
ULTIMO: “TENGO MOLTO AL MIO PRIVATO”
Com’è nata la collaborazione tra Ultimo ed Ed Sheeran per “2step”? A rivelarlo è stato proprio l’artista capitolino: “Lui è un grande, una persona molto semplice. L’avevo conosciuto nel 2019, quando lui ha suonato all’Olimpico. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e da lì siamo rimasti in contatto. Lui dal 2015 non usa più il telefono e parla attraverso mail. È arrivato il momento in cui lui voleva fare una sorta di remix in Italia di ‘2step’. Lui mi ha mandato tutto. In termini di impegni e di successo è uno dei migliori al mondo e ogni volta che ci parlo mantiene sempre una calma e gentilezza impressionanti”.
Alla vita privata “tengo molto e non sono mai stato uno che fa vedere troppo. Per me è fondamentale per scindere le cose. Avere un nome d’arte è utile, perché aiuta a dividere la tua vita privata e la vita del cantante. Per me la cosa difficile è stata gestire tutto così velocemente, una cosa bellissima, ma dall’altra parte un mare che ti arriva addosso e che devi saper gestire. Ho la fortuna di essere stato sempre un orso, nel senso che sono sempre stato a casa, non ho mai amato le discoteche. In discoteca ero quello sul divano che aspettava che gli amici finissero. Quando vivi un grande successo ma hai quella predisposizione non perdi la testa. Inoltre, non ho avuto due genitori che mi hanno messo pressione, loro non volevano introdurmi a tutti i costi in percorsi in cui non sono riusciti a realizzarsi. Loro non hanno mai insistito, anzi, mio padre mi diceva che con la musica non avrei mangiato”.