Si è conclusa a Torino l’udienza preliminare dell’inchiesta Last Banner sugli ultras della Juventus, coinvolti a vario titolo di estorsione ai danni della società e violenza privata contro altri tifosi. Come riporta Il Fatto Quotidiano nell’edizione di lunedì 28 luglio, l’esito della giornata odierna riguarda una condanna, tre assoluzioni, tre patteggiamenti e dodici rinvii a giudizio, oltre a due proscioglimenti. Ricordiamo che gli ultras indagati facevano parte dei Drughi e altri gruppi organizzati della tifoseria bianconera; sono accusati di aver ricattato Andrea Agnelli al fine di reintrodurre quei privilegi che erano stati negati a seguito dell’indagine Alto Piemonte (si trattava della rivendita dei biglietti da parte di gruppi legati alla ‘ndrangheta, casi di bagarinaggio per dirla in termini generali). Non solo: Last Banner ha anche messo a nudo un piano di questi ultras per “punire” i tifosi del primo anello della curva, che non avevano aderito allo sciopero del tifo contro la società.
INCHIESTA LAST BANNER, CONCLUSA L’UDIENZA PRELIMINARE
Il gip Stefano Vitelli ha dunque inflitto una sola pena al termine dell’udienza preliminare: due mesi e 20 giorni con l’aggiunta di 2 mila euro di provvisionale alla Juventus, la quale (si legge sempre su Il Fatto Quotidiano) devolverà la cifra all’istituto oncologico di Candiolo. Il processo per i 12 rinviati a giudizio inizierà il 30 settembre; tra questi compare anche Dino Mocciola, che è agli arresti domiciliari ma potrà comunque recarsi al lavoro presso un negozio di abbigliamento a Nichelino. Secondo l’inchiesta è considerato il personaggio che fa da legame alle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella curva bianconera, e all’inizio degli anni Novanta era finito in carcere per avere ucciso un carabiniere nel corso di una rapina; il proscioglimento sarebbe avvenuto per “fatto di lieve entità”, mentre la posizione degli altri indagati, si legge sul quotidiano in questione, è stata stralciata dopo la loro richiesta di messa alla prova.