Umberto Bossi ha fatto ritorno in Senato, a Roma. Una notizia giunta nelle scorse ore e riportata dal quotidiano “Libero”, che spiega come il Senatùr abbia rimesso piede a Palazzo Madama a due anni di distanza dalla sua ultima apparizione, datata febbraio 2019 e coincisa con un malore mai meglio precisato (alcuni parlarono di un ictus, ma i suoi familiari hanno puntualmente e costantemente smentito tale indiscrezione, ndr). Superati i recenti problemi di salute, fra cui il fuoco di Sant’Antonio, Bossi, prossimo a festeggiare il suo ottantesimo compleanno nel mese di settembre 2021, ha voluto recarsi nella Capitale per sostenere con la sua presenza il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ha incassato anche la fiducia e il supporto della Lega nelle scorse ore.



Si è trattato, tuttavia, di una primissima, sporadica presenza: per ora, Umberto Bossi sceglie di centellinare le forze e non appena si sentirà in forma tornerà a frequentare con assiduità gli ambienti del Senato che lui, dall’alto della sua esperienza politica, figlia di tanti anni di militanza nel partito del Carroccio, ben conosce.



UMBERTO BOSSI, TRA SENATO E POESIE

Umberto Bossi, al di là della passione mai tramontata per la politica, è solito passare le sue giornate a Gemonio, in provincia di Varese, dove ha rimesso mano a una sua mai estinta passione, quella per le poesie e per i versi in dialetto lombardo. Lo riferisce anche “Il Corriere della Sera”, che illustra l’attività del Senatùr come un esercizio dedicato alla cultura della sua terra e della sua gente, gli stessi che gli hanno fatto da stella polare durante la sua intera carriera leghista. Tra le poesie a cui è più legato spicca sicuramente “Na mameta”, “Una nonnetta”. Questa la versione in italiano: “Una nonnetta sta facendo un maglione/ Per il nipotino, che vede/ Due volte all’anno./ E si consumano con la lana/ anche i ricordi dei suoi figli/ della sua vita e del marito/ sepolto in un paese/ per lei tanto lontano./ È qui all’ospizio da tre anni./ Un giorno che è riuscita a scappare/ fuori dal cancello,/ ha attraversato lo stradone/ e ha potuto guardare giù/ nella valle./ In fondo, dopo il lago, c’è il suo paese,/ la sua gente/ e le sue strade della memoria/ le sue radici./ E l’integrità mentale”.

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