Umberto Smaila si è raccontato sulle colonne del settimanale “Oggi”, partendo dal recente slancio di riconoscenza che ha avuto nei suoi confronti un mito del cinema italiano, Carlo Verdone, il quale ha detto che “deve tutto” all’ex “Gatto di Vicolo Miracoli”: “Per me è stata una sorpresa – dichiara Smaila –, perché non dico che i miei contatti con Carlo fossero rari, erano rarissimi. Mi ha chiamato mezza Italia per dirmi ‘Hai visto quanto bene ti vuole Verdone?’. Io ho rintracciato il suo numero e l’ho ringraziato”.
Per quale ragione Carlo Verdone dice di dovere tutto a Umberto Smaila? A raccontarlo è proprio quest’ultimo: “Erano i tempi di ‘Non Stop’. Sono andato nel suo camerino alla Rai, gli feci una specie di provino. Gli suggerii di fare ‘I bambini di Dio’, che i più ricordano perché in quel pezzo c’era il tormentone ‘Un sacco bello’. Dissi: ‘Guarda che con questo sfondi’. Lui non era convinto, voleva iniziare con ‘Du cervi a Ponte Sisto’. Insistetti, il giorno dopo tutta l’Italia diceva ‘un sacco bello'”. Una dritta illuminante, dunque, che ha senza dubbio determinato una svolta positiva nella carriera di Verdone.
UMBERTO SMAILA: “VIVO PER IL MIO NIPOTINO”
Umberto Smaila, poi, ha ricordato su “Oggi” i tempi di “Colpo grosso”, uno storico programma di enorme successo, il momento no della sua avventura televisiva (“A un certo punto mi sono trovato da 200 puntate all’anno a zero. Ho dovuto rivedere tutta la mia vita, vendere la Mercedes, mi sono rimboccato le maniche e sono andato a teatro a fare Fred Buscaglione. E poi ho messo in piedi l’orchestra, i locali ‘Smaila’s’, avviando una nuova parentesi di vita a quarant’anni”) e il periodo trascorso con i “Gatti di Vicolo Miracoli”: “Mi chiamavano ‘Gattone’ per via del mio fisico, anche se ero molto più magro di oggi, ma ero sempre quello più in carne. E poi, forse, ero quello con l’aspetto più buono”. Oggi Umberto Smaila ha 70 anni d’età, suona ancora il pianoforte e non può rinunciare al suo nipotino: “Penso di essere stato un buon padre, però la notizia è che sono diventato nonno, di Edoardo. Se non vedo tutti i giorni la sua foto non sto bene. Da padre non sono stato così ansioso come lo sono invece da nonno”.