L’algoritmo che prevede i focolai di covid: come funziona?
Sulle pagine del Sole 24 Ore di oggi si parla di un nuovo algoritmo in grado di prevedere i focolai il covid, sviluppato dall’università la Bicocca di Milano, in collaborazione con l’Istat, l’Istituto Superiore di Sanità ed altri atenei italiani. Sarebbe in grado, nell’idea dei suoi programmatori e stando ai primi test svolti, di scoprire con circa due settimane di anticipo la possibile localizzazione precisa di un focolaio di covid con una precisione quasi millimetrica.
L’algoritmo che prevede i focolai di covid è stato chiamato “Alert Cov” e si basa sull’analisi dei dati che arrivano da determinate aree geografiche. In base ad alcuni dati, tra cui le prescrizioni di determinati farmaci, le lastre ai polmoni e gli accessi al pronto soccorso per alcune malattie, sarebbe in grado di restituire un’immagine precisa di una situazione particolare in atto in un’area geografica del paese. A livello pratico, inoltre, l’algoritmo riuscirebbe a prevedere i focolai di covid con una precisione dell’80%, permettendo di fatto eventuali interventi anticipati che evitino il collasso degli ospedali, ma anche eventuali chiusure estese locali o lockdown nazionali.
L’algoritmo per i focolai di covid: “Incroceremo anche le ricerche su internet”
L’algoritmo per prevedere i focolai di covid attualmente, su spinta dei ricercatori che l’hanno messo a punto, è già stato testato su sei regioni, Lombardia, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia e Sicilia. In queste regioni, inoltre, i dati considerati andrebbero dal 2015 al 2020, al fine di garantire la concreta affidabilità del metodo utilizzato. Ma non si ferma qui, perché in futuro il suo ampio impiego potrebbe andare ben oltre il covid, prevedendo anche futuri focolai di malattie, magari ignote, prendendole per tempo.
“Lo strumento già è valido e pronto, ma lo stiamo affinando ancora di più per superare anche quel 20% di falsi positivi”, racconta al Sole 24 Ore Giovanni Corrao, coordinatore del progetto per l’algoritmo che prevede i focolai di covid, “incrociando anche le informazioni che arrivano a esempio dai social e dalle ricerche sul web [come per esempio] informazioni su febbre, mal di gola e farmaci”. Consentirebbe, inoltre, una precisione millimetrica l’algoritmo per i focolai di covid, “a oltre il quartiere di una città o al livello di un singolo paesino ed è in grado di creare delle mappe di allerta che mostrano eventuali anomalie e quindi identificano micro focolai epidemici con un georeferenziamento”.