Un’illusione per il Milan 2 (visti gli uomini in campo) quella di risolvere in due minuti la pratica Viktoria Plzen. Invece è finita con un 2-2 all’ultimo minuto. Un Milan dai due volti, come le due frazioni di gioco diametralmente opposte nell’atteggiamento in campo degli uomini di Massimiliano Allegri. Nel primo tempo i rossoneri sono sembrati come un abile ed esperto pugile, capace di incassare colpi su colpi senza cadere mai al tappeto. Le scorribande dei cechi sulla corsia destra, presidiata oggi da Mattia De Sciglio e non da Ignazio Abate, sono state tante, ma mai letali. Poi, negli spogliatoi, gli attaccanti del Milan (tali Pato e Robinho) devono essersi ricordati di cosa sono capaci è in due minuti hanno segnato un gol a testa, scambiandosi anche la cortesia di farsi assist a vicenda. Pato ha colpito poi anche un palo, così come è capitato per due volte ai padroni di casa. E nei minuti finali, quando il Milan faceva ormai passarella con l’esordio in Champions League del sedicenne Bryan Cristante e la presenza numero 100 in rossonero di Gianluca Zambrotta, il Viktoria Plzen ha in cinque minuti pareggiato i conti. Poco male, la qualificazione agli ottavi di finale era già stata acquisita due turni fa. Resta però dell’amaro in bocca.

Non tanto per la vittoria sfumata, quanto per le prestazioni di alcuni giocatori che avevano oggi l’occasione di mettersi in mostra: su tutti Urby Emanuelson e Taye Taiwo. Non citiamo De Sciglio perché nel secondo tempo un po’ di buona volontà ce l’ha messa. Ci si poteva aspettare anche qualcosina di più dai “senatori” Clarence Seedorf e Massimo Ambrosini. Mentre forse l’esordio dal primo minuto di Philip Mexes poteva meglio essere usato per sperimentare un Thiago Silva in un ruolo più avanzato. Invece il brasiliano è entrato in campo al posto di un infortunato Antonio Nocerino a primo tempo quasi scaduto, ma non si è ben capito su quella linea giocasse: difesa o centrocampo?

Un segnale preoccupante arriva poi dal gioco espresso in assenza di Zlatan Ibrahimovic. Certo, il duo brasiliano Pato-Robinho potrà essere anche divertente e spettacolare, ma pare che i brasiliani se la cantino e se la suonino tra di loro e a corrente alternata, mentre Ibrahimovic sembra capace di far girare meglio i compagni di reparto e i centrocampisti avanzati, specie quando si piazza come una boa sulla tre quarti a smistarsi palloni manco fosse Antonio Cassano. Speriamo solo che il Milan di Allegri non diventi Ibra-dipendente come lo fu l’Inter di Roberto Mancini.

Altrettanto preoccupante, parrò forse controcorrente, il segnale che arriva dal mercato: Carlos Tevez. Certo, se arrivasse un giocatore del genere in prestito mica sarei dispiaciuto. Purché non sia l’unico innesto. È infatti forse l’attacco il tallone d’Achille del Milan? Non ha forse cinque attaccanti a disposizione Allegri, tanto da potersi permettere di tenere Filippo Inzaghi in naftalina? (A proposito, se arrivasse Tevez l’allenatore tanto caro a “Verissimo” avrebbe ancora il coraggio di dire che Pippo può ritagliarsi il suo spazio?) Non sta forse dimostrando la sua squadra di avere poco “fiato” a centrocampo? Quindi ok Tevez, ma Adriano Galliani non si limiti al pranzo da Giannino con Kia Joorachabian, agente del giocatore argentino. Anzi, esca da qualsiasi ristorante prima di farsi rifilare un’altra volta qualche altro bidone in stile Oguchi Onyewu.

Comunque è tempo di guardare avanti, agli ottavi di finale di febbraio. Le sei possibili avversarie sono: Bayern Monaco, Benfica/Manchester United/Basilea, Real Madrid, Chelsea, Arsenal e Apoel Nicosia. Quest’ultima squadra, si è sentito dire, sognerebbe di festeggiare lo storico passaggio agli ottavi (per di più dopo aver conquistato il primo posto del girone) acquistando Inzaghi per schierarlo in Champions: mica fessi i ciprioti!