Non era facile. Negli occhi dei giocatori schierati in campo da Allegri c’erano ancora i bianconeri in festa dopo la semifinale di Coppa Italia, nella mente gli alieni blaugrana che presto sbarcheranno a Milano e davanti la Roma talentuosa e imprevedibile di Luis Enrique.
La prova finale prima del grande concerto è poi sempre delicata. La tensione annebbia il cervello e niente viene mai come vorresti. Alla fine però il 2 a 1 contro i giallorossi aiuta a scacciare i fantasmi e a prepararsi alla partita più importante della stagione nel modo migliore.
Nel primo tempo il convitato di Pietra si chiama proprio Barcellona. Lo si vede chiaramente negli sguardi terrorizzati  dei compagni di squadra quando Thiago Silva, al decimo del primo tempo, è costretto a uscire per un infortunio muscolare tutto da valutare. Pian piano il gioco si perde e l’inizio aggressivo del Milan lascia spazio all’iniziativa della Roma, che spinge e al 44’ approfitta di una dormita generale dei rossoneri per andare in gol con Osvaldo. Troppo imprecisi e nervosi i padroni di casa per pungere (vedi Ibrahimovic), se si esclude il palo del volenteroso El Shaarawy, non corretto in gol da un impalpabile Nocerino.
Nella ripresa il rigore realizzato all’8 da Ibra è il suono della sveglia che riapre i giochi. L’ingresso di Kevin Prince Boateng carica di adrenalina San Siro e il gioco torna a lievitare. Potrebbe finire in pari, ma quel calciatore tanto scontroso e lunatico quanto devastante che porta il nome Ibrahimovic al 38’ del secondo tempo si inventa il gol della vittoria. Lanciato a rete scavalca Stekelenburg con un pallonetto per poi insaccare di testa, sovrastando Kjaer.   
Basterà questo Milan per battere il Barcellona di Guardiola e Messi? Sulla carta forse no, ma non resta che aspettare mercoledì sera per scoprirlo. Intanto la capolista tiene a meno 4 la Vecchia Signora che dovrà vedersela domani con un Inter ferita. Bisognerà poi sperare di recuperare miracolosamente Thiago Silva, di avere un Boateng finalmente tirato a lucido, servirà un Ibra libero dai tabù psicologici che a volte lo affliggono in Coppa e l’esperienza degli Abbiati, i Seedorf e gli Ambrosini, che certe serate le conoscono bene. 

Non solo, il Milan ha il dovere di crederci partendo anche da quanto stanno dimostrando le cosiddette seconde linee: la grinta del soldatino Mesbah, la voglia del Faraone El Shaarawy e i conigli tirati fuori dal cilindro da Maxi Lopez (in versione Pippo Inzaghi). 
Dopodiché, fortunatamente, il calcio ci ha insegnato qualcosa: al fischio di inizio i conti della serva, le statistiche e i magma index non servono più a nulla. Il primo avversario da battere è la paura. E gli alieni non esistono…