Di più non si poteva proprio fare. Il pareggio a reti bianche tra Milan e Barcellona lascia comunque agli uomini di Massimiliano Allegri più possibilità matematiche di passare il turno nel match di ritorno: gli basterebbe una vittoria o un pareggio con gol per approdare alla semifinale, mentre i catalani dovranno per forza vincere. Il problema è che il genio, la classe e la forza della squadra di Pep Guardiola sfidano ogni legge della natura, matematica compresa. Per riuscire a non far vincere il Barcellona al Camp Nou ci vorrà una partita perfetta. Quella che oggi al Milan non è riuscita per un pelo.
Oggi occorreva sangue freddo, concentrazione e riflessi a mille, perché quando ti trovi di fronte a una squadra che attacca compatta, che gioca palla bassa cercando di entrare in area con almeno quattro giocatori, che pressa alta pronta a sfruttare ogni tuo errore e che può contare su uno vero e proprio “alieno” quale è Lionel Messi è già un’impresa non uscirne con le ossa rotte. Nel primo tempo gli ospiti si sono imposti, hanno dettato legge (basti pensare che il loro possesso palla si è attestato ben oltre il 60%) e fatto correre più di un brivido ai rossoneri, che hanno solo avuto un paio di occasioni per farsi vedere in attacco, non sfruttate a dovere.
Sembrava il preludio di una bruciante sconfitta. Invece la ripresa è stata diversa. È quasi sembrato che il Barcellona abbia alzato il piede dall’acceleratore e così il Milan ha avuto più opportunità di rendersi pericoloso. Ed è quindi negli ultimi metri, di fronte alla porta di Victor Valdes, che è mancata la lucidità, la precisione necessaria per realizzare la partita perfetta. Ma d’altronde il Milan si presentava già “incerottato”, con assenze non da poco e con tre giocatori recuperati in extremis, che non a caso non sono riusciti ad arrivare a quota 90 minuti in campo: Kevin Prince Boateng, Robinho e Alessandro Nesta. I numeri di fine partita sono comunque pesanti: 62% di possesso palla per gli ospiti, che hanno totalizzato 17 tiri, di cui 5 in porta. Per i padroni di casa i tiri nello specchio avversario sono stati solamente 2.
E allora se l’impresa non la fanno gli attaccanti (per carità: nulla da rimproverare loro), ci pensano i difensori. Una menzione d’onore va a Daniele Bonera e Luca Antonini. Apparsi non impeccabili in altre sfide meno importanti, questa sera sono stati decisivi coi loro interventi, che in alcuni casi hanno evitato il “patatrac”. Questo senza nulla togliere a Philip Mexes e Alessandro Nesta. Quest’ultimo, in particolare, è riuscito, con le buone e con le cattive, ad arginare Messi. Buono anche il lavoro dei centrocampisti (specie del capitano Massimo Ambrosini) cuore e polmoni della squadra, che hanno avuto anche il difficile compito di cercare di far da cerniera tra difesa e attacco. Lì dove Zlatan Ibrahimovic poco ha potuto osare e dove Stephan El Shaarawy si è fatto vedere per nulla intimorito dal calibro degli avversari.
Martedì, dunque, i secondi 90 minuti decisivi. Sei giorni per studiare la strategia vincente. Magari passando da Milanello a Maranello: Fernando Alonso, tifoso del Real Madrid, potrebbe infatti spiegare ai rossoneri come si fa a vincere quando tutti ti danno per spacciato.