MILAN-BOLOGNA (SERIE A) – È finita. I sogni di gloria tricolore dei rossoneri si infrangono tra le mura amiche, contro il Bologna.
Diciamo la verità: era nell’aria. Il pomeriggio d’aprile, che segna la resa di Max Allegri e della sua truppa, ha ricordato troppo infatti quello della “svolta” in negativo, contro i viola (1-2 al Meazza con gol di Amauri nel finale e Juve che se ne va travolgendo il Palermo).
E dire che il coraggioso Sulley Muntari aveva rotto l’incantesimo della “fatal Verona”, temuto dai tifosi più anziani e scaramantici, con il gol vittoria sul Chievo.
Ma era nell’aria, come si diceva, e sul volto dei rossoneri dopo l’eliminazione dalla Champions con il Barca. Anche se la matematica non ti condanna e il pareggio di Ibra al novantesimo sembra uno spot della Lega Calcio per non far spegnere il televisore nelle ultime cinque giornate ai tifosi del Milan.
Ma chi può davvero credere nel miracolo? Forse questa volta nemmeno Carlo Pellegatti (anche se in diretta non lo ammetterà mai). La Vecchia Signora dovrebbe infatti bruciare un vantaggio di tre punti (che grazie ai guardalinee degli scontri diretti diventano magicamente quattro) nelle prossime cinque sfide materasso. Non solo, se c’è una delle due contendenti che fa capire di non essere in grado di fare “bottino pieno” da qui alla fine non è certo quella bianconera, corazzata ormai convinta e compatta.
E quindi, non resta che dare per perso il campionato e iniziare il processo del lunedì (Biscardi ci perdonerà).
Sul banco degli imputati, Allegri si difenderà coi denti: infortuni tanti, insoliti, strategici. Poi gli errori arbitrali, chirurgici. Il campo di San Siro che avrebbe sfavorito il Milan contro la Fiorentina. Il sorteggio “sfigato” di Champions e magari la crisi economica e l’ipotetica tassa sui Suv che avrebbe fatto mancare la giusta tranquillità a Milanello…
Con un po’ di fortuna il toscanaccio potrebbe anche pensare di cavarsela, ma gli “zero tituli” ottenuti e la scarsa simpatia che per lui nutre il Cavaliere non lasciano pensare a una grazia.
Scherzi a parte, qualche buona giustificazione il ct rossonero ce l’ha e il secondo posto ottenuto dopo aver lottato fino a poco fa sui tre fronti non può far paragonare la stagione rossonera a quella dei cugini dell’altra sponda, di Milano.
Il rientro di Berlusconi ai massimi vertici della società di Via Turati lasciano intendere però l’apertura di un nuovo corso, che pensioni tante vecchie glorie in scadenza di contratto con un abbraccio e una parola buona. E che ringrazi con una stretta di mano, accompagnandolo all’uscita, il Milan “alla toscana” di Massimiliano Allegri: scorbutico e muscolare, a volte impressionante, ma, purtroppo, forte coi deboli e debole coi forti…