Thiago Silva passa dal Milan al Paris Saint-Germain. Una notizia che arriva poche ore dopo la conferma che Silvio Berlusconi ha intenzione di ritornare attivamente in politica “per salvare il Pdl”. Dopo 18 anni, il Cavaliere decide quindi di scendere ancora una volta in campo. Allora si presentava come un imprenditore di successo, credibile nelle sue promesse, anche per via di un “biglietto da visita” rossonero di tutto rispetto. Comprato otto anni prima sull’orlo del baratro, era riuscito a riportare ai fasti di un tempo il caro e vecchio Milan. Non c’era più bisogno di ricordare di essere stata la prima squadra italiana a vincere la Coppa dei Campioni: prima con Sacchi e poi con Capello si è ritornati prepotentemente nel gotha del calcio. Tanti i tifosi che avevano riempito sognanti e festanti il Camp Nou di Barcellona, che si erano innamorati dei “tulipani” olandesi, che quasi ogni stagione festeggiavano un trofeo. Nello stesso 1994, anno della vittoria elettorale, il caro Silvio vedeva il Milan ad Atene umiliare 4-0 il Barcellona. 

Inutile dirlo, le campagne acquisti ebbero un ruolo fondamentale per raggiungere quei successi, che servirono al Cavaliere per costruirsi un’immagine vincente da spendere anche di fronte agli elettori. Oggi i tempi sembrano cambiati. Forse colpito dal suo successore Mario Monti, uomo austero e ligio al rigore, Berlusconi sta mettendo in cantiere la sua personale spending review. Basta spese folli per acquisti e ingaggi milionari, anzi: si deve tagliare il più possibile. Addio quindi a Thiago Silva e, perché no, a Zlatan Ibrahimovic (sembra questione di poche ore). E se non si può cedere Alexandre Pato, forse conviene far trasferire la figlia Barbara a Parigi: chissà mai che il “papero” non la segua cambiando squadra. Di fatto, ormai, sembra quasi che il Milan stia cambiando città e maglia visto che al Psg già è arrivato Carlo Ancelotti (oltre a “Giuda” Leonardo).

Sembra quasi che con la crisi che c’è, spendere troppo possa risultare controproducente. Non si può apparire simpatici agli occhi degli elettori se si finanziano capricciosi giocatori che percepiscono ingaggi milionari. Se gli italiani stanno stringendo la cinghia per arrivare a fine mese tra Imu, tasse e crescente rischio di perdere il lavoro, di certo non proveranno che invidia per chi non ha di questi problemi. Quando lo stesso Ibra era arrivato due anni fa, in molti avevano visto il suo (come altri) acquisto come una manovra elettorale. Di fatto non riuscita, perché nonostante lo scudetto vinto, le elezioni amministrative avevano visto il partito dell’allora Premier perdere in città importanti, prima fra tutte Milano. 

Il Milan, nei piani politici di Silvio Berlusconi, cambia quindi radicalmente ruolo: vendere, tagliare, sacrificare in tempi di crisi dà un’immagine di responsabilità. Non si può “scialacquare” (“Risparmio 150 milioni in due anni. Di fronte a una cifra così non si può dire di no: sarebbe da irresponsabili”, avrebbe confidato il Cavaliere proprio in un incontro politico a Palazzo Grazioli).

Ma stai attento, caro Silvio: i tifosi di certo non capiranno questa scelta. Alcuni, come il sottoscritto, speravano che il tuo addio alla politica potesse riportarti a essere a tempo pieno Presidente del Milan. A investire, a far in modo di tornare a esprimere bel “giuoco” (come dici tu). Ora che in politica ci vuoi tornare, rischi però di andare incontro a una bella batosta. Basta che guardi al tuo successore Monti: non è che con i suoi tagli stia proprio risollevando l’Italia dalle secche della crisi…