Nemmeno l’inno della Champions League riesce a risvegliare il Milan a San Siro. La prima nella massima competizione europea, contro l’Anderlecht, si chiude quindi con un pareggio a reti inviolate. È certo il primo pareggio dei rossoneri in questa stagione. E poi è stato ottenuto dopo due sconfitte consecutive sul campo di casa. Fin qui il bicchiere mezzo pieno di questo 0-0. Molto più evidente quello mezzo vuoto. A cominciare dal fatto che per la terza partita consecutiva a San Siro il Milan non è riuscito a segnare. Colpa della mancanza di Zlatan Ibrahimovic? Colpa di mancati acquisti di peso nel reparto? Colpa dell’assenza prolungata di Alexandre Pato? In parte sì, ma non può essere tutto qui. Già in passato il Milan si è ritrovato con una rosa non certo invidiabile e con mezzi inferiori agli avversari, ma il Meazza ha sempre rappresentato un approdo sicuro. C’è forse stato un periodo nel 2006, dopo la partenza di Andriy Shevchenko, in cui la porta avversaria sembrava sempre stregata per i rossoneri. Ma c’è da ricordare che erano pali e traverse a far pensare a una “maledizione”. Cioè, i giocatori arrivavano in area e tiravano in porta. Cosa che ultimamente avviene con meno frequenza. Anche contro una squadra, l’Anderlecht, che non è certo tra le regine d’Europa.

Può essere quindi una facile tentazione quella di prendersela con chi ha gestito un calciomercato fatto più di uscite che di entrate, soprattutto per quel che riguarda la qualità dei giocatori interessati. Di certo la società sbaglia a pensare che si possano raggiungere determinati obiettivi senza investimenti importanti. Ma quel che più manca al Milan in questo momento è il gioco. Non si tratta di una “scomparsa” improvvisa. Sono convinto infatti che tale assenza fosse già presente nelle due precedenti stagioni, anche se ben mascherata grazie a Ibrahimovic. Il “trucco” di Ibracadabra è stato talmente efficace da tenere a galla i rossoneri regalandogli persino uno scudetto. Ora però Ibra è a Parigi, così come Thiago Silva. Stiano attenti però i tifosi milanisti a osannarli o a fischiarli mentre il loro nome compare sul tabellino dei marcatori del Paris Saint-Germain.

Bisogna infatti concentrarsi sul presente e sul Milan. Domenica pomeriggio a Udine ci sarà probabilmente il “test” definitivo: se la seconda trasferta dovesse concludersi come la prima (a livello di risultato) ci si potrà attrezzare con maghi ed esorcisti per cercare di sfatare il tabù di San Siro. Se invece si resterà ancora delusi perché il Milan non riuscirà ancora ad appassionare, oltre che a vincere, allora forse si capirà che, al di là dei giocatori, sulla panchina serve qualcuno capace di metterli bene in campo.