Il “tridente ‘90” non basta al Milan per superare la Sampdoria. Né Bojan Krkic (classe 1990), né Stephan El Shaarawy (classe 1992), né M’Baye Niang (classe 1994) sono riusciti a violare la porta di Sergio Romero. I tre, a dirla tutta, non erano riusciti nemmeno mercoledì, nella fase conclusiva del quarto di finale di Coppa Italia contro la Juventus, a far agguantare il passaggio del turno agli uomini di Massimiliano Allegri. Ma non c’erano molte alternative, dato che Giampaolo Pazzini era squalificato. E poi Robinho è anche entrato in campo, al posto del faraone, ma non se n’è accorto praticamente nessuno. Ma al di là degli uomini, è sembrato ancora il gioco il grande assente del match rossonero.
Il pareggio è stato giusto considerando i tiri in porta, i calci d’angolo, le occasioni, il possesso palla. Il primo tempo è stato nettamente dominato dai padroni di casa, con Christian Abbiati chiamato a due interventi importanti su Nenad Krsticic ed Eder. Nella ripresa una netta occasione per parte: Romero agguanta un pallone di Kevin Prince Boateng sulla linea; Mauro Icardi si divora un “regalo” di Philippe Mexes, sparando a lato a porta praticamente vuota. Dopo di che i blucerchiati sono sembrati ecclissarsi e il Milan è riuscito a tenere più palla, quasi non avesse giocato 120 minuti in settimana. Eppure i rossoneri ci mettevano una vita ad arrivare in area: tanti i passaggi, macchinosi gli scambi e pochi gli spazi da andare a insidiare. Dall’altra parte, invece, i giocatori della Samp con pochi tocchi e quasi senza incontrare ostacoli riuscivano a riaffacciarsi in area avversaria. Fortuna che stavolta, con Francesco Acerbi in panchina, gli errori difensivi sono stati limitati. Tanto che Cristian Zapata sembrava trasmettere sicurezza: una novità per i tifosi del Milan.
Alla fine il punto conquistato è certo meglio della sconfitta rimediata nel girone di andata, in quella prima partita di esordio a San Siro che aveva aperto un ciclo nero per gli uomini di Allegri. Tuttavia il terzo posto si allontana di altri due punti e ora è a nove lunghezze. Un po’ di terreno lo si guadagna su Fiorentina e Roma, sconfitte oggi rispettivamente da Udinese e Catania, ma è una magra consolazione.
Il Milan prima della fine dell’anno sembrava trovare facilmente la strada del gol: ora avrebbe bisogno di un “navigatore” per riavvicinarsi alla porta avversaria. Domenica bisognerà affrontare il Bologna. All’andata ricordiamo tutti come finì, con la tripletta di Pazzini e una vittoria molto discussa. Anche in questo caso far meglio del girone di andata si può (e si dovrebbe).