Il Milan ha iniziato la stagione 2015-2016 con una sconfitta. Domenica sera al Franchi di Firenze la squadra di Mihajlovic è stata schiacciata da un peso insormontabile non rappresentato dalla Fiorentina, che pure ha meritato di vincere, bensì da troppe novità fin qui non incapsulate a dovere. I vaccini estivi iniettati nelle vene del Diavolo devono ancora fare effetto e, in attesa di ciò, quello che doveva rapprsentare un punto di forza a favore del Milan è presto diventato un macigno insostenibile. Il nuovo allenatore, un calciomercato che fin qui ha visto la società investire circa 100 milioni di euro e l’arrivo a Milanello di numerosi volti nuovi, sono sembrati fattori ininfluenti tanto che in molti non hanno visto differenze tra il Milan dell’anno scorso e quello del nuovo corso. Eppure a ben vedere se ne può elencare subito una. A fine partita né Mihajlovic né nessun componente della rosa ha cercato attenuanti. Anzi, il tecnico serbo è stato chiarissimo: ‘La Fiorentina ha meritato di vincere. A centrocampo abbiamo fatto molto male e i due interni non hanno giocato come volevo. Errori arbitrali? L’espulsione di Ely ha cambiato le carte in tavola ma non parlo mai dell’arbitro‘. Ecco un po’ di sano realismo, quel mea culpa che sottolinea gli errori commessi per evitare di farli nuovamente in futuro.

Niente è stato costruito in un giorno: dalla Roma intesa come Città Eterna al Barcellona dei marziani targata Pep Guardiola, dalla Juventus post Calciopoli al Manchester United post Ferguson. A differenza della scorsa estate, quando con Inzaghi si aveva la sensazione di camminare improvvisando l’itinerario, con Mihajlovic il Milan ha iniziato a seguire un percorso ben preciso. Lo scotto iniziale di Firenze rappresenta il pagamento del pedaggio: lo stesso che gli automobilsti devono pagare prima di prendere l’autostrada. Così facendo si spende qualcosa, è vero, ma è possibile raggiungere la propria meta più in fretta. Il viaggio del Milan parte da Firenze nella speranza di raggiungere presto l’Europa.

Analizzando le parole di Mihajlovic è possibile fare una riflessione sulla qualità del gioco del Milan. Con il 4-3-1-2 profetizzato dal tecnico serbo occorrono almeno quattro giocatori chiave, in assenza dei quali il meccanismo si inceppa e diventa prevedibile: due terzini in grado di spingere, un playmaker a centrocampo e un trequartista che navighi tra le linee. Nel precampionato la trama del Diavolo era solita partire da centrocampo, con un palleggio ragionato e ordinato, per poi 1) allargarsi e trovare scarico sugli esterni o 2) affidarsi all’estro del trequartista, pronto ad abbassarsi per verticalizzare subito l’azione.

Ad oggi i rossoneri hanno terzini tutto sommato affidabili ma al Franchi, a causa di una Fiorentina arrembante, uno ha spinto a intermittenza (Antonelli), l’altro si è impegnato più a difendere che non a offendere (De Sciglio).

I rossoneri non hanno invece un regista, il classico playmaker dai piedi buoni che possa dettare i tempi della manovra. Montolivo? Dopo l’infortunio il giocatore ha faticato a trovare la sua forma migliore e troppa lentezza e poca corsa in un ruolo così delicato sono da evitare. Lo sa Mihajlovic che ha provato ad affidarsi a un De Jong versione difensore aggiunto e alla coppia Bonaventura-Bertolacci interni tuttofare. Con risultati non proprio eccelsi. Quale soluzione? La più facile sarebbe quella di andare sul mercato e prelevare il giocatore mancante. Ma su chi puntare? I migliori non sono in vendita o costano fior di quattrini. L’alternativa potrebbe essere quella di affidarsi a quello che già si ha: spostare Bertolacci o Honda in cabina di regia potrebbe essere un azzardo interessante.

Infine, ad oggi, i rossoneri non hanno un trequartista spacca-partite e spacca-difese. Honda offre luci e ombre mentre Mihajlovic vorrebbe soltanto le prime mentre Bonaventura ha dimostrato di trovarsi più a suo agio sull’esterno o partendo da dietro. L’incognita è Menez: se recuperato e indottrinato a dovere, il francese potrebbe essere la panacea a tutti i mali.

Mario Balotelli si allena con la squadra e con ogni probabilità sarà pronto per scendere in campo sabato sera per la partita contro l’Empoli. A distanza di un anno il Milan riabbraccia SuperMario, ceduto al Liverpool quasi 12 mesi fa per 30 milioni di euro e riaccolto a zero euro. Prestito gratuito con metà stipendio del giocatore pagato dai Reds. Economicamente parlando, un’operazione che non scalfisce le casse rossonere. Eppure molti tifosi milanisti sono scettici e contestano il ritorno del giocatore. Bisognerebbe fare delle riflessioni prima di accanirsi gratuitamente contro la dirigenza. Intanto Balotelli non torna per essere titolare inamovibile: davanti a lui ci sono Bacca e Luiz Adriano. Se Mario si allenerà duramente e riacquisterà una decente forma fisica allora le potre del rettangolo verde potrebbero aprirsi gradualmente. In caso contrario Balotelli sarà semplicemente il terzo se non quarto attaccante della rosa. Poco più che una riserva.

Da un punto di vista caratteriale, poi, Balotelli non è più il ciclone mediatico di qualche mese fa. Oggi la Serie A riaccoglie un attaccante che lascia indifferenti e che non fa più notizia, uno come tanti che tornerà a coprire le prime pagine dei giornali (sportivi) soltanto in seguito a gol e giocate di classe. Non esiste più il personaggio Balotelli, sgretolato e distrutto dagli errori dello stesso Mario. Mettiamocelo bene in testa.

(Giuliani Federico – Twitter: @Fede0fede)