Studio: “Un vecchio farmaco previene l’infezione da Covid”
Un recente studio avrebbe scoperto che un vecchio farmaco, già presente sul mercato e ampiamente diffuso, è in grado di trattare il covid, impedendo al virus di entrare nell’organismo. Avrebbe ottenuto dei risultati sorprendenti, che aprono le porte ad un nuovo trattamento contro Sars-CoV-2 che sembra poter mantenere la sua efficacia nonostante i vari mutamenti futuri poiché non va a colpire direttamente il virus, ma agisce su quelle che sono a tutti gli effetti le “porte di ingresso” del covid nel nostro organismo.
Il farmaco che riuscirebbe ad avere un effetto contro il covid ha come principio attivo l’acido ursodesossicolico (Udca) che viene impiegato oggi soprattutto nel trattamento della colangite biliare primitiva (una malattia che colpisce il fegato). Si tratterebbe, inoltre, di un farmaco “che può essere prodotto velocemente in grandi quantità e conservato facilmente”, spiega Fotios Sampaziotis, autore dello studio, oltre ad essere piuttosto economico. Teresa Brevini, un’altra autrice dello studio, spiega invece che il farmaco “agisce sulle nostre cellule”, a differenza del vaccino che agisce sul virus, e pertanto “non è influenzato dalle mutazioni virali e dovrebbe mantenersi efficace anche quando emergono nuove varianti“.
Come funziona il farmaco contro il covid
Insomma, sembra che la lotta ai coronavirus, attuali e soprattutto futuri, potrebbe cambiare drasticamente grazie al farmaco che blocca le vie d’accesso al covid. Un farmaco economico e semplice da produrre, facilmente distribuibile in caso di una nuova pandemia, o nel caso si sviluppasse una variante resistente ai vaccini attualmente somministrati e che potrebbe rappresentare l’unico scudo utile alle persone che non possono, per qualsiasi ragione, sottoporsi alla vaccinazione.
Il funzionamento del farmaco contro il covid è, sulla carta, piuttosto semplice e la sua scoperta sarebbe stata quasi casuale, mentre si conduceva un altro tipo di studio. Partendo da dei dotti biliardi “sintetici” (creati per studiare le patologie che li colpiscono), gli scienziati hanno notato che somministrando la molecola Fxr, questa regolava inaspettatamente l’apertura e la chiusura del recettore Ace2, noto appunto come la porta d’accesso del covid. Sorpresi dal risultato, gli scienziati hanno riprodotto l’esperimento su polmoni ed intestini sintetici, rilevando come in seguito alla somministrazione della stessa molecola (che in forma farmacologica è contenuta nell’Udca) riusciva a bloccare il contagio da covid negli organoidi sottoposti al trattamento. Lo studio sarebbe poi stato condotto anche su 8 volontari umani, che non sono stati esposti al covid ma ai quali sono stati rilevati i livelli di Ace2 tramite un tampone nasale. Mentre, da un’indagine è emerso che un gruppo di persone affette da colangite biliare primitiva, e trattate con l’Udca, aveva un tasso d’infezione minore rispetto ad un gruppo di controllo di pazienti sani.