Grazie al lavoro di un team di ricercatori cinesi si è riusciti a far raggiungere l’età adulta al primo topo nato da due genitori maschi compiendo un significativo passo avanti nel campo della medicina rigenerativa e – contestualmente – nella ricerca scientifica sulle cellule staminali: lo studio è stato condotto all’interno della Chinese Academy of Sciences di Pechino ed è stato recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Cell Stem Cell; ma – e ci torneremo nel dettaglio tra qualche riga – seppur il raggiungimento dell’età adulta da parte del topo in questione sia sicuramente rivoluzionario, lo studio resta ancora ad una fase embrionale del suo sviluppo che richiederà ulteriori approfondimenti da parte della comunità scientifica.
Partendo dal principio, il topo è stato (per così dire) ‘creato’ in laboratorio partendo dall’ingegnerizzazione di alcune cellule staminali ricavate da altri esemplari dello stesso sesso (sia maschi, che femmine) dai quali sono stati ricavati anche degli ovociti, ma a differenza di altri studi precedenti in questo caso si è notato che la crescita degli embrioni non si è arrestata dopo un determinato stadio della vita del modello murino: la chiave rivoluzionaria è stata la modifica di 20 geni coinvolti nell’imprinting genomico che hanno determinato il successo riproduttivo e lo sviluppo.
Perché il topo nato da genitori maschi diventato adulto è un risultato importante: aperti nuovi filoni di ricerca sulle malattie
Seppur ad un occhio disattento il risultato riproduttivo del topo diventato adulto possa non sembrare particolarmente importante, i ricercatori hanno spiegato che grazie al loro studio si è riusciti per la prima volta ad individuare – ed ovviamente modificare con successo – quei 20 geni coinvolti nell’imprinting genomico aprendo le porte ad una nuova fase di ricerche sulla “biologia dello sviluppo, di cui sappiamo molto poco” e che potrebbe aiutare a comprendere la natura di “malattie come le sindromi di Prader-Willi, di Angelman, di Silver-Russell e di Beckwith-Wiedemann” a beneficio della “riproduzione assistita” che ha mostrato una maggiore incidenza di queste problematiche.
Tuttavia – come accennavamo già in apertura – ora saranno necessari ulteriori studi perché la maggior parte degli altri modelli coinvolti nello studio che ha permesso al topo di diventare adulto non sono riusciti a completare la fase iniziale dello sviluppo embrionale, così come quei pochi che ci sono riusciti (pochi meno del 12% del totale) sono quasi sempre diventati sterili; mentre il prossimo obbiettivo è quello di replicare i risultati anche su animali più grandi e complessi come le scimmie.