Il Dna di Unabomber trovato su alcuni vecchi reperti del cold case grazie a nuove tecniche investigative che hanno permesso di isolare una traccia che sarà possibile comparare con i profili degli 11 soggetti attualmente indagati (altre 20 persone, non iscritte nel registro notizie di reato, si sarebbero dette disponibili a sottoporsi al test per il confronto). È la novità dirompente nel giallo Unabomber che, secondo quanto riportano le agenzie di stampa, stavolta potrebbe consegnare una svolta alla nebulosa storia del misterioso attentatore mai assicurato alla giustizia.
La traccia potenzialmente decisiva sarebbe stata scoperta dal Ris di Parma attaverso l’analisi di alcuni peli trovati su una bomboletta di stelle filanti inesplosa e di oggetti repertati in diverse scene del crimine tra cui un uovo-bomba e del nastro isolante usato per chiudere alcuni degli ordigni artigianali (in particolare una lattina esplosa tra le mani di una donna nel 2000 e un tubo-bomba che ne ferì un’altra lo stesso anno). Tra le persone indagate c’è nuovamente Elvo Zornitta – ingegnere che fu già indagato per anni e infine scagionato, destinatario di un risarcimento – il cui avvocato, Maurizio Paniz, secondo quanto riporta l’Ansa avrebbe espresso dubbi sulla corretta conservazione dei reperti avanzando lo spettro di una possibile contaminazione.
Unabomber, una lettera ai carabinieri centra il fuoco su un ex militare: “Indagate su di lui…”
Ancora oggi, Unabomber è un criminale senza volto sul quale una recente indagine prova a far luce, aprendo a nuove analisi sulle tracce repertate tra gli oggetti dei vari attentati che hanno seminato sangue e panico in varie parti del Nord est Italia tra il 1994 e il 2006.
Poche ore fa, Il Corriere della Sera ha riportato la notizia di una presunta segnalazione giunta ai carabinieri in forma anonima, tramite una lettera, nella quale si inviterebbe a focalizzare le indagini su una persona in particolare. Nella missiva, che sarebbe stata inviata nel 2022 in caserma a Treviso, riferisce lo stesso quotidiano, sarebbe indicato il nome di uno degli 11 indagati, precisamente quello entrato in scena per ultimo nell’inchiesta: Luigi Pilloni, 62enne originario di Cagliari. È così che sarebbe finito tra i presunti sospettati: “Indagate su di lui – il contenuto del messaggio dell’ignoto mittente riportato dal Corsera –, è stato un militare, sapeva usare ordigni“. I militari avrebbero redatto un’informativa poi trasmessa alla Procura di Trieste, da qui l’iscrizione dell’uomo nel registro degli indagati. Pilloni, che si è sempre detto estraneo ai fatti, ha accettato di sottoporsi al test del Dna per la comparazione con la traccia in mano al Ris e ora si attendono le risposte della scienza.