Le indagini su Unambomber si allargano ad altre 15 persone, oltre agli 11 indagati per il caso riaperto dalla procura di Trieste. I consulenti, il colonnello Giampietro Lago e l’antropologa molecolare forense Elena Pilli dell’Università di Firenze, vorrebbero acquisire il loro Dna, stando a quanto anticipato dal Messaggero Veneto, precisando che si tratta di persone già sospettate all’epoca, residenti nelle province di Pordenone e Udine, che non furono poi ritenute rilevanti per le indagini. Ma in procura non si vuole evidentemente lasciare nulla di intentato e, in virtù delle nuove tecnologie disponibili, potrebbero essere emersi nuovi elementi utili alle indagini.
Infatti, il procuratore capo Antonio De Nicolo ha dichiarato, come riportato da Rainews: «Non possiamo dare l’impressione di arrenderci senza aver tentato prima tutto il possibile». Le ipotesi, secondo l’emittente, sono due: gli inquirenti potrebbero avere in mano nuovo Dna da confrontare oppure nulla di concreto è emerso finora da quello raccolto delle 11 persone già iscritte nel registro degli indagati.
GAROFANO “SPERANZA DA NUOVE TECNICHE DEL DNA”
Lunedì 17 marzo si terrà la nuova udienza davanti al gip del tribunale di Trieste Luigi Dainotti, il quale potrebbe valutare di disporre il prelievo coatto, nel caso in cui questo gruppo di persone dovesse opporsi al prelievo di Dna, a cui verrà chiesto di sottoporsi volontariamente. Gli esami genetici si svolgono nelle forme dell’incidente probatorio dopo la riapertura del caso, a distanza di 16 anni, sui 34 attentati avvenuti tra il 1994 e 2006 nel Nord Est.
Luciano Garofano, ex comandante dei Ris di Parma, a Rainews evidenzia come l’antropologa Elena Pilli sia esperta nelle analisi di campioni altamente degradati, in cui il Dna non è più né di buona quantità né di buona qualità. Infatti, Pilli si è specializzata nel tempo tramite una tecnica che si chiama Ngs, sull’analisi del Dna mitocondriale: «Questa tecnica ci ha consentito di poter analizzare tutto, e quindi avere informazioni maggiori rispetto al passato, e siccome il Dna mitocondriale è più abbondante rispetto al dna nucleare, questo apre una speranza a degli esiti nuovi e quindi magari risolutivi per questo caso».
LA RIAPERTURA DELL’INCHIESTA SU UNABOMBER
L’inchiesta su Unabomber è stata riaperta su richiesta del giornalista Marco Maisano e di due vittime degli attentati, Francesca Girardi e Greta Momesso, nella convinzione che alcuni reperti, che hanno visionato dopo aver ricevuto l’autorizzazione, sarebbero stati maneggiati e probabilmente contaminati. L’inchiesta del giornalista che ha contribuito alla riapertura delle indagini si intitola “Fantasma – Il caso Unabomber“, podcast di sette puntate che racconta tramite le testimonianze delle vittime, degli inquirenti, di esperti forensi e del principale sospettato, uno dei casi italiani di cronaca nera più misteriosi e inquietanti.
Il giornalista ha trascorso mesi a riascoltare le intercettazioni, a rileggere migliaia di documenti e a cercare reperti dimenticati, fino a ritrovarne alcuni che hanno portato alla riapertura del caso, nella speranza di dare un volto a Unabomber, un bombarolo seriale mai identificato, autore di diversi attentati in Veneto e Friuli-Venezia Giulia, apparentemente senza motivo. Le azioni sono state 33, in un arco temporale che va dal 1994 al 2006 e con un periodo di quiescenza tra il 1996 e il 2000. Colpiti anche molti bambini, visto che gli ordigni erano camuffati in ovetti Kinder e in tubetti della maionese.