Demolizione delle frontiere di transito e chiusura dei campi migranti: succede in Ungheria come si legge su Reuters. Lo scorso giovedì, quattro richiedenti asilo sono rimasti bloccati nella zona di transito sul confine tra il Paese magiaro e la Serbia, e la Corte Suprema dell’Unione Europea ha stabilito che, a tutti gli effetti, quelle persone erano state detenute illegalmente: dunque, è stato chiesto ad una corte locale di rilasciarle immediatamente. Le autorità ungheresi, si è detto, fermavano i richiedenti asilo esaminando le loro domande; è già arrivata la replica da parte del ministro Gergely Gulyas. “Il governo ungherese dissente dalla decisione: la consideriamo un rischio alla sicurezza dell’Europa, ma come Stato membro dell’Unione Europea aderiremo alle decisioni di tutte le corti”. Il caso risale ad ormai un anno e mezzo fa, e riguarda due afghani e due iraniani che erano arrivati in Ungheria dalla Serbia.



L’UNGHERIA DEMOLISCE LE ZONE DI TRANSITO

Le quattro persone, tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, avevano fatto richiesta di asilo e ingresso dalla zona di Roszke (un piccolo comune di circa 3000 abitanti) al confine Sud del Paese; questo giovedì i detenuti sarebbero dovuti essere trasferiti in nuove strutture. Gulyas ha detto che queste quattro persone sarebbero state detenute in un altro luogo mentre altri 280 richiedenti asilo sarebbero stati spostati in un apposito centro. Una volta demolite le zone di transito, tutte le richieste di asilo in Ungheria potranno essere presentate soltanto alle ambasciate e i consolati, come ha detto lo stesso ministro. In più sono arrivate le dichiarazioni di Zoltan Kovacs, portavoce del governo magiaro, che in un blog ha scritto di come le domande debbano essere presentate nei Paesi vicini.



Ripercorrendo le vicende dei migranti in Ungheria, si apprende che effettivamente nel 2015, ai tempi del picco migratorio, il primo ministro Viktor Orban aveva effettivamente sigillato il confine meridionale con un recinto; l’Ungheria è sempre stata una zona di transito per centinaia di migliaia di migranti che dai balcani cercavano di raggiungere l’Europa occidentale, dunque il problema non era marginale. L’Hungarian Helsinki Committee, un’organizzazione non governativa per i diritti umani, aveva citato in giudizio il Governo per questa manovra, e questa volta non ha perso tempo nel lodare la decisione delle autorità magiare sottolineando che, qualora non avessero onorato le decisioni della Corte Europea, le conseguenze sarebbero potute essere imprevedibili.

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