Debrecen, la seconda città più grande dell’Ungheria dopo Budapest, viene chiamata ora quella del boom delle batterie. Infatti, entro il 2030 potrebbe ritrovarsi a competere con molti Paesi europei per la produzione di batterie. Merito del governo di Viktor Orban di attrarre investimenti da parte delle aziende, ma proprio per questo sta sollevando alcune perplessità. Partiamo da EcoPro BM, che si è impegnata nell’investimento di 700 milioni di euro per la produzione di catrame, uno dei componenti chiave delle batterie. C’è il gigante cinese delle batterie CATL che vuole spendere 10 volte tanto. Di fatto, come riportato dal Financial Times, l’Ungheria in pochi anni si è trasformata in un potenziale centro di produzione di veicoli elettrici, incentrato su Debrecen.
A innescare il boom degli investimenti è stata la casa automobilistica BMW, che sta costruendo una fabbrica di veicoli elettrici da 2 miliardi di euro a Debrecen. Ma anche Mercedes-Benz e Audi stanno convertendo le loro grandi unità automobilistiche ungheresi per produrre veicoli elettrici. Tenendo conto di CATL e di una dozzina di grandi fornitori e di decine di altri più piccoli, l’espansione dei veicoli elettrici ha attirati investimenti solo in questa città dell’Ungheria per oltre 10 miliardi di euro. Ci sono poi le sudcoreane SK Innovation e Samsung che in altre zone dell’Ungheria stanno spendendo ciascuna circa 1 miliardo di euro per costruire ed espandere impianti di batterie. Di fatto, quando l’Europa metterà al bando la vendita di nuove auto a benzina o diesel a partire dal 2035, l’industria automobilistica dell’Ungheria sarà completamente elettrica.
COME ORBAN HA ATTRATTO INVESTIMENTI IN UNGHERIA
Il governo di Viktor Orban ha un ruolo in questa evoluzione. Ha, infatti, contribuito a raggiungere questo obiettivo garantendo importanti sgravi fiscali per il settore, oltre a una regolamentazione amichevole ed efficiente. Ad esempio, CATL riceverà ora incentivi fiscali e infrastrutturali per un valore di circa 800 milioni di euro, secondo il Financial Times. Peraltro, per l’Ungheria la costruzione di infrastrutture per la transizione ai veicoli elettrici è vitale: l’industria automobilistica rappresenta un quinto delle esportazioni ungheresi e l’8% della produzione economica. “L’Europa è rimasta indietro e ha perso l’opportunità di creare una catena di valore completa“, segnala Péter Kaderják, presidente dell’Associazione ungherese delle batterieCina e che stia concedendo troppa influenza diplomatica a Pechino. I residenti poi sono preoccupati per l’impatto di questa trasformazione, anche a livello di riserve idriche, oltre che per l’inquinamento e il consumo di energia.
Ma ci sono già diversi progetti per potenziare Debrecen a livello idrico. Per quanto riguarda il consumo di energia, CATL prevede l’uso di terreni acquistati per generare energia solare, ma intende anche acquistare energia verde. Questi enormi investimenti arrivano nel mezzo di un dibattito sugli investimenti della Cina in Europa e sui rapporti dell’Ungheria con Pechino. “Budapest funge da ariete per Pechino a livello europeo, ponendo il veto a iniziative congiunte dell’UE critiche nei confronti della Cina“, ha dichiarato a FT Edit Zgut-Przybylska, ricercatrice presso l’Accademia delle Scienze polacca e vicepresidente di Amnesty International in Ungheria. Invece, András Deák, esperto di energia presso la Public Service University ungherese, ritiene che i timori di dipendenza siano prematuri perché la tecnologia è così fluida che le batterie al litio potrebbero essere una delle tante opzioni tra qualche anno. Peraltro, la transizione ecologica va considerata in maniera più ampia rispetto alle automobili, e si tradurrà in tutti i tipi di batterie prodotte per uso domestico e persino industriale.