L’Ungheria è il Paese più corrotto dell’intera Unione europea secondo l’organizzazione Transparency International. Tangenti, nepotismo e abuso d’ufficio, anche ai livelli più alti dell’amministrazione, sono venute a galla negli ultimi anni, con la Commissione europea che si è lamentata anche del fatto che tribunali e media in Ungheria non possono lavorare in modo indipendente. Per tutti questi motivi, tempo fa Bruxelles aveva minacciato di restituire i sussidi. In realtà, ciò non accadrà: il Paese guidato da Viktor Orban può conservare tutti i fondi europei ricevuti negli ultimi due anni. Lo rivela il quotidiano tedesco Welt, che ha preso visione di un documento con la risposta della Commissione europea ad un’interrogazione del deputato FDP Moritz Körner.
Si tratta di una svolta sorprendente in una vicenda in cui è in gioco in primis la credibilità dell’Europa. Il caso è scoppiato nel 2021, quando è entrato in vigore il cosiddetto meccanismo dello Stato di diritto, che consente a Bruxelles di imporre sanzioni finanziarie in caso di violazione di alcuni valori dell’Unione europea. Ad esempio, i Paesi che non garantiscono l’indipendenza dei loro tribunali o che non fanno abbastanza per combattere la corruzione, devono aspettarsi una riduzione dei finanziamenti. La logica europea è chiara: dove c’è corruzione, i fondi Ue – quindi i soldi dei contribuenti europei – rischiano di essere sprecati.
FONDI UE ALL’UNGHERIA: LA RISPOSTA DI HAHN A KORNER
L’Ungheria (così pure la Polonia) ha presentato un reclamo contro il meccanismo dello Stato di diritto nel marzo 2021, quindi subito dopo la sua introduzione, ma senza successo. Meno di un anno dopo, la Corte di giustizia europea ha stabilito che la misura può essere applicata. Inoltre, la Commissione europea ha fatto sapere che avrebbe usato il meccanismo dello Stato di diritto, in modo rapido e retroattivo. Pertanto, anche per il periodo in cui la norma era già in vigore, ma sospesa in quanto Ungheria e Polonia l’avevano impugnata in tribunale. Oggi, a distanza di oltre due anni, si apprende che l’Ungheria, guidata da un primo ministro dai tratti autocratici, vicino alla Russia e all’apparenza poco intenzionato a combattere la corruzione nella sua amministrazione – non deve restituire i fondi Ue che arrivano dal 2021. Nonostante tutte le minacce di Bruxelles, che aveva bloccato i pagamenti futuri, congelando 6,3 miliardi di euro, visto che Budapest non poteva dimostrare in modo credibile che i fondi fossero utilizzati correttamente. Il commissario Ue per il Bilancio Johannes Hahn, nella sua risposta al politico dell’FDP Körner, ha spiegato che le misure decise alla fine del 2021 «riguardano impegni futuri e non sono retroattive». Ciò significa che la Commissione ritiene sufficiente il congelamento dei pagamenti previsti di 6,3 miliardi di euro e non intende toccare le somme già trasferite.
COMMISSIONE UE INDULGENTE CON UNGHERIA?
Ma l’Ungheria non ha avuto alcun ripensamento. Infatti, l’ultima relazione Ue sullo Stato di diritto in Ungheria è inquietante. Evidenzia carenze «in relazione al lobbismo, agli effetti delle porte girevoli e al finanziamento dei partiti e delle campagne elettorali». Gli sforzi del governo di Viktor Orban contro la corruzione vengono giudicati insufficienti e viene descritto un ambiente nel quale «il clientelismo e il favoritismo non sono affrontati ad alti livelli dell’amministrazione pubblica». Tutto ciò, comunque, non ha effetti sui fondi europei già erogati. «Le relazioni della Commissione esaminano la situazione dello Stato di diritto in tutti gli Stati membri dell’UE non trattano né portano direttamente al recupero dei fondi UE». Dopo il blocco dei 6,3 miliardi di euro, Budapest comunque avrebbe mostrato una volontà di dialogo, annunciando la creazione di una nuova autorità per la lotta alla corruzione e il monitoraggio più rigoroso dell’uso dei fondi europei. Inoltre, verrà ridotta la percentuale di appalti pubblici con un solo offerente e verrà rafforzata la collaborazione con l’autorità antifrode OLAF. Saranno stati questi piccoli progressi a rendere la Commissione Ue più indulgente e a convincerla a non chiedere la restituzione del denaro già versato?