L’Ungheria minaccia di bloccare il bilancio europeo, esponendosi essa stessa ad un grande rischio, visto che dipende dai fondi dell’Unione europea. Non è la prima volta che Viktor Orban avanza minacce, ma l’ultima è ritenuta abbastanza paradossale. Finora il presidente l’ha quasi sempre fatta franca con le sue minacce di veto, stavolta potrebbe aver oltrepassato il limite. Durante una visita a Madrid di un gruppo di corrispondenti di Bruxelles, tra cui uno del giornale austriaco Presse, un alto funzionario governativo che ora ricopre un incarico importante nella Presidenza del Consiglio spagnola ha dichiarato che «bisogna mettere sul tavolo degli incentivi» per convincere il governo ungherese a non bloccare l’intero bilancio.
Il campo di applicazione di tali incentivi è ristretto. Ad esempio, Orban vuole in primis sbarazzarsi della procedura di condizionalità che attualmente blocca circa 6,3 miliardi di euro di sussidi tradizionali all’Ungheria, a patto che il Paese non attui una lista di riforme per ridurre la corruzione. Inoltre, l’Ungheria vuole anche circa 7 miliardi di euro del fondo di ricostruzione Covid, anch’esso congelato.
UNGHERIA VS UE: I PARADOSSALI VETI DI ORBAN
In entrambi i casi, spiega il giornale austriaco Presse, «è praticamente impossibile comprare l’abbandono del veto da parte di Orban con un po’ di soldi qua e là», in quanto le procedure per farlo sono chiaramente definite. Probabilmente lo sa meglio di tutti lo stesso presidente dell’Ungheria, visto che il suo Paese ha il livello d’inflazione più alta dell’Unione europea e il più alto costo del nuovo debito. Inoltre, sono imminenti tagli in settori politicamente sensibili come assegni familiari, sussidi per la casa e assistenza sanitaria. Comunque, lunedì non c’è stata alcuna svolta nella riunione del Consiglio dei ministri europei. Ma è ancora una volta chiaro che anche se Orban viene messo in minoranza a causa della mancanza di unanimità, come nel caso della riforma dell’asilo e della migrazione all’inizio del mese di giugno, userà le opzioni di veto in altri settori per “vendicarsi” di Bruxelles e dell’Ue.