Mentre molte nazioni europee combattono con la transizione ecologica e le nuove regole sulla diminuzione delle emissioni che costringeranno molti produttori ad approvvigionarsi di materiali e componenti prodotti in Cina, in Ungheria, Viktor Orban sta stringendo accordi e garantendo investimenti e sovvenzioni alle industrie orientali, che potrebbero presto spostare la produzione negli stabilimenti del paese, trasformandolo in un “atelier di Pechino“. Soprattutto per quanto riguarda le batterie al litio da utilizzare per la costruzione di auto elettriche.



Un’inchiesta del quotidiano francese La Croix conferma, non solo le trattative tra governo e una tra le principali industrie cinesi, la Catl, attualmente considerata colosso nel mercato delle batterie, ma anche che a causa di questo progetto i cittadini ungheresi sono sul piede di guerra. Perchè sostengono che lo spostamento della produzione nelle industrie in Ungheria potrebbe comportare un pericoloso aumento dell’inquinamento e delle emissioni tossiche. La portavoce dell’associazione “Le mamme di Mikepercs”, città nella quale dovrebbe sorgere uno degli stabilimenti, ha già avviato la protesta contro il mega-impianto cinese.



Cina produrrà batterie per auto elettriche in Ungheria, i cittadini protestano

Le manifestazioni di pubblica opposizione nei confronti delle nuove politiche di investimento del governo di Viktor Orban, che vuole diventare leader europeo nel mercato della produzione di batterie al litio per auto elettriche, erano già iniziate da tempo. Ora però con l’annuncio ufficiale del ministro Péter Szijjártó, che ha confermato che “Il nuovo impianto dell’industria Catl sorgerà a Debrecen“, i cittadini sono stati costretti ad interrompere una riunione municipale, protestando contro i politici e gridando “Traditori“, in quanto questa decisione è stata presa senza esaminare quali potrebbero essere i rischi ambientali e soprattutto senza chiedere un consenso dei residenti.



Il ministro ha sostenuto l’accordo promettendo agli ungheresi di creare migliaia di nuovi posti di lavoro, ma l’area nella quale sorgerà l’industria è a tradizione rurale e contadina, e questo comprometterà anche un sacrificio di migliaia di ettari di terreno attualmente coltivato. Ma non solo, l’impianto, secondo le stime degli ecologisti, necessiterà di un fabbisogno idrico di almeno 60.000 metri cubi di acqua al giorno, e in questa zona dell’Ungheria già ogni estate si fanno i conti con la siccità che mette in ginocchio numerosi agricoltori.