Con la risoluzione del 14 settembre al Parlamento Europeo, si è votato a favore del riconoscimento dei matrimoni-unioni LGBT in tutta l’Ue: in pratica, un tentativo di “scavalcare” i Parlamenti nazionali nel riconoscere le coppie gay come “coniugi”, con relativi diritti-doveri di genitorialità in caso di figli. La risoluzione votata in Plenaria ieri a Strasburgo ha visto 387 Sì, 161 No e 123 astensioni: a far rumore, per la politica italiana, è il No secco di Lega e Fratelli d’Italia mentre Forza Italia (nel PPE, ndr) si è spaccata al suo interno, con Isabella Adinolfi favorevole, Massimiliano Salini contrario e gli altri astenuti. Divisi al loro interno anche PPE e Gruppo Conservatori, con una votazione che ha alimentato non poche polemiche.



Come noto, le risoluzioni non hanno valore vincolanti per i singoli Stati, ma rappresentano un indirizzo “pressante” per modificare le norme sul diritto familiare (che resta prerogativa dei Paesi): gli eurodeputati con questo voto infatti «esortano tutti i gli Stati membri a riconoscere come genitori legali gli adulti menzionati nel certificato di nascita di un bambino ed a riconoscere il diritto al ricongiungimento familiare alla coppie dello stesso ed alle loro famiglie per evitare il rischio che i loro bambini diventino apolidi nel caso in cui le loro famiglie si spostino all’interno dell’Ue». Non solo, viene ribadita la discriminazione anti-LGBT che si starebbe portando avanti in Polonia e Ungheria e per la quale la Commissione Europea potrebbe intraprendere ulteriori procedure d’infrazioni agli iter già cominciati.



LA REPLICA DEL CENTRODESTRA: “VOTO GRAVISSIMO”

«È inaccettabile – attacca l’europarlamentare della Lega, Simona Baldassarreche l’Unione Europea si ostini a operare ingerenze nel diritto di famiglia, che resta e resterà sempre competenza esclusiva degli Stati membri»; per Mario Furore, parlamentare Ue del M5s, il voto è invece legittimo e contrattacca, «ancora una volta Lega e Fdi abbiano votato con i sovranisti e i partiti di estrema destra, che fanno della negazione dei diritti una loro bandiera». Nel testo votato ieri a Strasburgo si chiede che la Commissione «proponga una legislazione che richieda a tutti gli Stati membri di riconoscere, ai fini del diritto nazionale, gli adulti menzionati in un certificato di nascita emesso da un altro Stato membro come genitori legali del bambino, a prescindere dal sesso o dallo stato coniugale, e di riconoscere, ai fini del diritto nazionale, i matrimoni o le unioni registrate contratte in un altro Stato membro, in tutte le situazioni in cui i coniugi o i partner registrati avrebbero il diritto a un pari trattamento». L’Europa, conclude la risoluzione, deve assumere al più presto «un approccio comune per il riconoscimento dei matrimoni e unioni omosessuali», evitando qualsiasi «bando costituzionale di matrimoni omosessuali o protezione costituzionale della morale per ostruire i diritti fondamentali alla libertà di movimento nell’Ue violando i diritti delle famiglie arcobaleno di trasferirsi nel loro territorio».

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