Caro Vasco, ti scrivo.
Mi permetto di darti del tu. So di non essere il vescovo di Rimini, però chissà magari risponderai anche a me. 😉
Innanzitutto grazie. Il 6 giugno sono venuta alla tua prima serata a Bologna. Ed è stato meraviglioso. Che sorpresa sentirti iniziare con una delle mie canzoni preferite. Come dici te scrivi e canti non solo per far star bene, un gran bene all’anima, ma anche per coin-volgere pro-vocare e ris-vegliare le coscienze. E come ogni volta, mentre ti guardavo sul palco del Renato Dall’Ara, è successo. In fondo ti ho sempre ascoltato per questo motivo. Per un immanente e provocatorio risveglio. Ris-vegliando la mia indole un po’ fiammante, mi permetto anch’io allora di provocarti. Penso che ci sia stata una piccola nota stonata nel tuo gigante rock’n’roll show. Quando hai cantato “T’Immagini” e alla fine ti sei scagliato contro i politici dicendo che le loro sono tutte favole. Non si tratta di provocarti per posizioni opposte, anche perché non hai risparmiato nessuno, ma perché in questo momento, in particolare dopo le alluvioni nella tua bellissima terra ho pensato esattamente il contrario. La politica può sì essere un’arte nobile come la musica. Deve essere un’arte nobile come la musica. E l’ho intuito dopo l’incontro che c’è stato tra Stefano Bonaccini e Giorgia Meloni nelle città colpite. E poi dopo l’incontro a Palazzo Chigi. È lo stesso Stefano Bonaccini che una settimana fa a Piazza Pulita ha parlato di “solerzia e attenzione che non è banale né comune tutte le volte”. Stefano Bonaccini che dopo essere stato dai sindacati insieme alle associazioni d’impresa, agli artigiani, commercianti, agricoltori etc…ha portato a Palazzo Chigi una proposta comune a cui è arrivata prontamente una risposta.
Forse nei confronti della politica sono io una favolosa idealista e te un cinico realista? Può darsi. E certo non è tutto perfetto. Però è evidente questo segnale di unità e positività. Un piccolo spiraglio in mezzo a tante “favole, favole” che fanno sì ridere. Come quelli che vogliono strumentalizzare questo momento drammatico e ridurre questo piccolo spiraglio a faccende partitiche. Fa sì ridere chi ha parlato di “santificazione” nei riguardi di Stefano Bonaccini o di una mancata tutela del sistema idrico e idrogeologico romagnolo. Certo non possono essere sviate certe responsabilità, ma mi permetto di pensarti un po’ leopardiano come me – in particolare per il tuo modo sorprendente nel parlare della noia- e pensare che oltre al clima e al sistema idrico e idrogeologico, ci sia anche “ una dura nutrice” che “con lieve moto in un momento annulla in parte, e può con moti poco men lievi ancor subitamente
annichilire in tutto”. Una “dura nutrice” che nel 2012 ha colpito la tua terra con un terremoto e oggi con alluvioni. Eppure davanti a quella “dura nutrice” i primi a non tirarsi indietro sono stati i tuoi coincittandini. Invece che rimanere inermi di fronte al nulla, si sono subito mossi. Che spettacolo vedere immagini di ragazze e ragazzi, volontarie e volontari, aiutare chi è in difficoltà e ha le case distrutte. Come a urlare un gran “fanculo” a quel nulla. Come a urlare “niente dura niente, niente dura e questo lo sai però tu non ti ci abitui mai”, “tu continuerai”. E forse è proprio questa generosità e disponibilità che ha aiutato a rendere subito operoso il Governo.
Caro Vasco in quelle tue urla di sdegno ho sentito che ti manca Marco Pannella come hai raccontato poi in un’intervista. E ci credo. Mancano uomini come Marco Pannella. Così liberi, radicali, guerrieri. Chi ha mai fatto uno sciopero della fame come il suo per le condizioni delle carceri? Chissà cosa farebbe oggi dopo il record di 84 suicidi nel 2022 e il non promettente 2023 che da gennaio ad oggi conta 23 suicidi. Però la tua terra in questi mesi ha ricordato un po’ quel guerriero. Ed è questo secondo me da urlare e non le favole che sì fan ridere.
Sai anche mio papà era amico di Marco Pannella. Quando è morto venne intervistato da Radio Radicale e disse questa cosa: “Pur nella divergenza in superficie, alla radice eravamo drammaticamente uniti. Nella sua religiosità immanentista, è stato una compagnia. L’amicizia sono le grandi avventure spirituali e l’inchinarsi di fronte ai fatti gravi. Il resto è un mondo che fa ridere”.
Per quanto non ti abbia mai incontrato e conosciuto, anche tu per me sei questo tipo di amico. Un amico lontano che quando ascolto “Ogni volta” mi ricorda mio papà, o mi tira uno schiaffo dolce e severo ascoltando “Dillo alla luna”. Un amico lontano che quando ascolto “C’è chi dice no” mi ricorda che bisogna essere donne e uomini che vivono per “amare, sognare, rischiare”. “Se ti potessi dire” “quante volte” mi sei amico. Un amico lontano, un guerriero, un’anima radicale. E allora come canti tu, quelle “fantasie che a volte fan ridere” lasciamole a chi veramente fa ridere. Oggi è il momento di un’unità come quella che c’è nella tua musica e poesia. Un’unità e una generosità da raccontare e urlare a squarciagola.
Ti saluto Vasco e grazie ancora per il tuo lavoro e la tua magia. Speriamo in un “destino splendido e crudele” che mi faccia incontrarti. 😉
Un abbraccio fortissimo,
Gloria Amicone