Da qualche giorno l’Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali – più comunemente nota come Unitalsi – è finita nel turbine delle cronache nazionali per le indagini a carico dei due ex presidenti della sezione di Roma, Alessandro Pinna ed Emanuele Trancalini. L’accusa emersa è di appropriazione indebita di oltre un milione di euro complessivi delle casse dell’organizzazione che organizza ogni anno pellegrinaggi per i malati presso Lourdes, e non solo.
«Effettivamente Alessandro Pinna e Emanuele Trancalini avevano un tenore di vita molto alto. Oltre alla villa acquistata in Sardegna dove spesso si recavano per ferie estive, vestivano sempre con abiti firmati, avevano orologi di marca ed effettuavano viaggi in località esclusive come è successo più volte a Dubai e ai Caraibi», sono le parole rilasciate – secondo il “Corriere della Sera” – da Cristiana Maddaluni, 50enne segretaria della divisione guidata tra il 2008 e il 2016 da Pinna e Trancalini. Non solo, dal racconto di due ex domestiche che hanno lavorato presso gli accusati, emerge un quadro di più ampie irregolarità: «pagate in nero con assegni intestati all’Unitalsi», spiegano gli inquirenti dopo le testimonianze di Anna Maria Pireddu e Maria Dolores Piras. Le colf si sono difese con i pm in questi termini, riporta il “Corriere”: «Ho incassato titoli bancari come corrispettivo delle prestazioni lavorative nell’abitazione a Torre delle Stelle dove mi occupavo della gestione della casa, pulizie domestiche e cucina. Tutti gli assegni mi sono stati erogati da Pinna. Le mie prestazioni sono svincolate da qualsiasi contratto».
LE ALTRE ACCUSE SU UNITALSI
La notizia fresca di giornata riguarda proprio Maddaluni, che avrebbe ottenuto un accordo sul patteggiamento dopo l’accusa ricevuta di riciclaggio: l’aver collaborato con il gup per le indagini sui due ex presidenti Unitalsi Roma avrebbe portato all’accordo su 1 anno e 11 mesi di condanna, “scontata” proprio per la sua collaborazione. La segretaria ha confermato il suo operato nella sottrazione di oltre 33mila euro per costruire una lussuosa villa in Sardegna, utilizzando parte degli assegni per i viaggi a Lourdes (accusa citata sempre dal “CorSera”, ndr). Maddaluni avrebbe versato assegni dell’Unitalsi sul suo conto corrente, per poi prelevarli e consegnarli in contanti a Pinna e Trancalini, che in un secondo momento sarebbero riusciti a sottrarre in totale all’associazione oltre un milione di euro. Quei Soldi servivano per finanziare i pellegrinaggi ma, spiega la segretaria, lei si è fidata dell’operato di Pinna e Trancalini e così ha contribuito alla presunta appropriazione. «Effettuavo tutto quello che Pinna mi chiedeva in quanto avevo totale fiducia in lui avendomi aiutato nei momenti difficili della mia vita», ha spiegato la donna ai pm fin dai primi interrogatori nel 2018, scaricando poi in un secondo momento le accuse sui due ex presidenti una volta indagata per riciclaggio, «Ora ho capito che il senso di queste operazioni per Pinna era di appropriarsi dei soldi». Nasce tutto nel 2017 con lo strano furto subito dalla sezione romana dell’Unitalsi: a processo Dario Fiorini, 52 anni, accusato di aver rubato 100mila euro. Il filone è diverso da quello sull’appropriazione ma è da quell’elemento che si incominciato a sospettare sulle attività dei due ex presidenti, in quanto il ladro si sarebbe mosso all’interno della sezione rapinata come se sapesse già dove mettere le mani. Il prossimo 4 ottobre il gup deciderà sul rinvio a giudizio o meno di Pinna e Trancalini: Maddaluni ha accettato il patteggiamento, attendono invece decisioni del giudice anche Francesca Tommasi (dipendente Unitalsi) ed Elisa Rabatti, impiegata dello studio di commercialista di Pinna, accusate pure loro di riciclaggio.