Dopo i già decisi aumenti salariali a beneficio dei rettori delle università pubbliche italiane, la stessa decisione è stata presa anche per quanto riguarda gli stipendi dei direttori generali che in alcuni casi – per non dire la maggior parte – arriveranno a guadagnare fino a 10mila euro in più all’anno: prevedibilmente non è tardata ad arrivare la durissima reazione di alcuni sindacati che hanno lamentato l’assenza di un equo trattamento tra i vertici delle università e i docenti; ma – altrettanto prevedibilmente – ad attenuare le critiche ci ha pensato lo stesso Ministero dell’Università e della Ricerca che ha relegato la scelta ai necessari adeguamenti del CCNL.
Partendo dal principio prima di arrivare al mini scontro tra sindacati e ministero, è interessante notare che complessivamente con gli aumenti salariali la spesa pubblica per il mantenimento dei soli direttori delle università è aumentata di quasi 600mila euro – pari ad una percentuale del 6% – toccando la soglia dei 10,306 milioni di euro: tra gli incrementi più significativi saltano in particolare all’occhio quei 13mila euro in più per i dirigenti del Politecnico milanese, ma anche gli oltre 10mila che interesseranno diverse statali tra quella di Bologna, di Parma, di Firenze, di Pisa, (nuovamente) di Milano e di Pavia; mentre altrove (soprattutto Luca, la Normale di Pisa e Siena) a stento si è superata la soglia dei 6mila euro in più.
I sindacati insorgono per gli aumenti ai direttori delle università: “Scelta vergognosa che ignora il resto del personale”
Come dicevamo già in apertura, i primi a criticare gli aumenti salariali ai dirigenti delle università sono stati i vertici del sindacato Gilda che li hanno definiti “vergognosi” perché tutelano le sole alte sfere universitarie ignorando “il resto del personale” che ha da “otto anni” non è mai stato interessato da nessun tipo di aumento e che dallo scorso 31 dicembre è andato incontro alla scadenza del CCNL; mentre anche Flc Cgil si è unito alle critiche notando in particolare che si tratta di una decisione “autodeterminata” da parte dei cda “senza neanche l’avallo dell’organo politico”.
Sentite da Open – però – alcune fonti del Ministero ci hanno tenuto a mettere in chiaro che l’aumento per i direttori delle università altro non è se non unna decisione dovuta, legata ad almeno quattro fattori: in primo luogo all’aumento “del fondo di finanziamento ordinario“, secondariamente a quello del “numero di personale di ruolo”, poi anche a quello del “numero di studenti in corso” ed – infine – dalla “presenza di un corso di laurea (..) in Medicina e Chirurgia o di strutture residenziali per studenti” sotto la gestione diretta degli stessi atenei.